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I consigli dei Serpenti per l’estate 2015 (1)

Creato il 10 luglio 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

di Emanuela D’Alessio

I miei piccoli dispiaceri_Miriam Toews
I miei piccoli dispiaceri, Miriam Toews (trad. di Maurizia Balmelli), Marcos y Marcos, 2015.

 «Portarono via la nostra casa sul pianale di un camion un pomeriggio di fine estate del 1979. In strada i miei genitori, mia sorella maggiore e io la guardammo scomparire, un basso bungalow di legno, mattoni e gesso, che si allontanava lento su First Street. Mio padre l’aveva costruito con le sue mani all’epoca in cui lui e mia madre erano novelli sposi, entrambi ventenni e con un sogno. Mia madre raccontava a me ed Elfrieda che lei e mio padre erano talmente giovani e straripanti di energia che nelle sere di gran caldo, non appena lui finiva le lezioni e lei di cucinare e tutto il resto, andavano a scorrazzare sotto la pioggia dell’irrigatore nel loro giardino nuovo, gridando e saltando, del tutto indifferenti agli sguardi e alla costernazione dei vicini più anziani, i quali trovavano sconveniente che una coppia di mennoniti freschi di nozze saltellasse mezza nuda sotto gli occhi della città intera».

Ma chi sono i mennoniti? mi sono chiesta dopo aver letto che Miriam Toews è nata in Canada e cresciuta a Steinbach in una comunità mennonita patriarcale. Sono i discendenti dei seguaci di Menno Simons, un pastore anabattista (battezzato nuovamente) di origine olandese vissuto nel ‘500. Non è per scoprire chi sono i mennoniti, però, che andrebbe letto I miei piccoli dispiaceri, ma per ricevere una sferzata di speranza e imparare a lasciare che il tempo faccia il suo lavoro. Perché, nonostante la storia di Miriam Toews sia intrisa di dolore, si arriva all’ultima pagina con il cuore gonfio ma lieve, con la certezza che guarire si può, anche dopo il suicidio dell’amatissima sorella, anche dopo essere finiti su un binario morto e aver perduto completamente il senso.

Miriam Toews racconta, in realtà, la sua storia, due anni dopo il suicidio della sorella. Una storia d’amore e speranza, appunto, che affronta senza retorica tabù come la morte e il suicidio, che costringe a riflettere sul terribile dubbio: abbiamo il diritto di morire?

In Canada l’80% dei canadesi è a favore dell’eutanasia, ha ricordato la scrittrice qualche giorno fa a Roma, in occasione dell’iniziativa 100 libri in giardino, il festival della letteratura al Quadraro. Ma questo dato non garantisce di certo la sicurezza di una scelta che nessuno, immagino, vorrebbe mai essere chiamato a compiere.

Di motivi per leggere I miei piccoli dispiaceri se ne possono trovare ancora molti, io ne aggiungo solo un altro. Il libro traccia una piccola mappa di lettura che, se la si volesse seguire con attenzione, ci porterebbe alla scoperta (o riscoperta) della poesia di Samuel Coleridge e Philip Larkin, del romanzo di Fernando Pessoa Il libro dell’inquietudine, del classico L’amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence, con cui concludo.

«La nostra è un’epoca essenzialmente tragica, per questo ci rifiutiamo di prenderla tragicamente. Il cataclisma si è ormai abbattuto su di noi, siamo circondati dalle rovine; cominciamo a creare nuovi piccoli centri di vita, a nutrire nuove piccole speranze. È un lavoro molto difficile; la strada verso il futuro è tutt’altro che piana, ma noi aggiriamo gli ostacoli o li scavalchiamo. Dobbiamo sopravvivere, per quanti cieli ci siano crollati addosso».


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