Poche volte capita infatti che i giornali parlino del bene di ciò che i sacerdoti fanno ogni giorno, forse perché è qualcosa di scontato, forse per altro, non si sa. Ogni tanto però capita ed è bello divulgare queste notizie date tanto raramente.
“La Stampa” ha recentemente riportato che ad Arosio (Co) don Angelo Perego della parrocchia dei santi Nazaro e Celso ha deciso, come tanti suoi altri “colleghi”, di attivarsi in prima persona in favore delle tante famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. Il progetto si chiama “DoniAmo un lavoro”: gli imprenditori che sono disposti ad assumere un under 30 offrono il posto e le spese dei contributi sono a carico della parrocchia. «Tutti quelli che possiamo», dice la parrocchia. «Se avessimo risorse a sufficienza pagheremmo il 100%. Vogliamo dare una mano agli imprenditore e tagliare i costi del lavoro». L’idea, si spiega, è nata con i volontari della Caritas parrocchiale. «Non solo questo», precisa don Angelo. «Siamo anche disposti a contribuire alle spese per i corsi di apprendistato e per le eventuali ore di formazione che i ragazzi avessero bisogno. Noi siamo qui. A disposizione. Basta che gli imprenditori interessati si facciano avanti».
Un’altra delle tante storie simili a questa è apparsa su “Il Giornale”: la diocesi di Carpi, guidata dal vescovo monsignor Francesco Cavina, è diventata anche una sorta di banca che presta soldi ad un tasso pari allo zero, per poi recuperare il denaro nel tempo e rimetterlo in circolazione per altre iniziative imprenditoriali. L’idea infatti è quella di finanziare progetti imprenditoriali giovanili, ma non solo, che risultano esclusi dal sistema del credito bancario per mancanza di garanzie o situazioni di precarietà. Capitale iniziale: 300mila euro.
«Il prestito», ha spiegato monsignor Cavina, «è un prestito d’onore, fondato sulla fiducia e ovviamente sulla fondatezza del progetto presentato. Vogliamo investire sui giovani, sulla loro creatività, credere nella loro forza e incoraggiarli ma valuteremo anche le altre richieste. Possono usufruire del finanziamento anche quei padri e quelle madri di famiglia, persone di mezza età che hanno perso il lavoro e che, una volta espulsi dal mondo del lavoro, possono arrivare a credere di avere perso, assieme a un’occupazione, la dignità».
La redazione