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I corridoi

Creato il 28 giugno 2010 da Musicamore @AAtzori

corridoio7701Perdersi nei meandri di un teatro è come entrare in un labirinto senza uscita. Bisogna viverci per poterne conoscere tutti i segreti.
Erano ancora in corso molti lavori del nuovo teatro, tante sale ancora doveva essere ultimate e con esse tutte le vie d’accesso. Le uniche libere erano quelle che portavano direttamente dai camerini al palcoscenico.
Ogni passaggio soprattutto sotterraneo era ancora un cantiere.
Moltissime porte interne ed esterne non avevano maniglie e quando si chiudevano da un lato chi era fuori non poteva rientrare.
Io e la mia mania di fotografare tutto!

Volevo impegnare il tempo libero tra un atto e l’altro dello spettacolo in corso, fotografando le ultime migliorie apportate al nostro teatro fra i più grandi e nuovi della nostra Italia. Un orgoglio per tutti i sardi .
Avevamo appena concluso il primo atto e avevamo già fatto il cambio d’abito quando, guardando l’orologio ho notato che avevo a disposizione circa 15 minuti per il mio reportage fotografico. A quell’ora in tanti escono dai camerini verso l’esterno: chi per fumarsi una sigaretta e chi semplicemente per prendere una boccata d’aria.
Io ero tranquilla.

Mi sono inoltrata in un’area sicura anche se deserta con l’intento di rientrare dopo  qualche minuto. Ma le novità da fotografare erano tante e poter documentare quello che a breve si sarebbe trasformato per sempre mi incuriosiva molto. Ho perso il senso del tempo e soprattutto dell’orientamento.
Quando sono risalita non sentivo  più nessuno.
Evidentemente dagli altoparlanti la direttrice di scena aveva annunciato il nuovo ingresso in palcoscenico ma io, ero fuori. Si, non riuscivo a trovare più neppure una porta con maniglia esterna.
Stava cominciando a venirmi il panico. Mi sono ricordata che giù, nei sotterranei avrei trovato una porta che ancora non aveva la serratura antipanico. L’ho cercata e mi sono avviata in uno di quei corridoi bui e  pieni di calcinacci ma che sicuramente mi avrebbero riportata all’interno.
Nulla di tutto ciò : avanzando e girando ho perso completamente il senso dell’orientamento e l’angoscia ha cominciato ad assalirmi.
Non era possibile che non vi fosse via d’uscita! Mi volevo fidare del mio udito. Da lì a poco avrei sentito qualche vocalizzo o l’accordatura di qualche strumento. Nulla di tutto ciò. Silenzio totale. Ma dove ero finita?
Quel corridoio che inizialmente mi pareva di conoscere non c’era più. Era un vicolo cieco: una vera trappola.
Ho cominciato a chiamare normalmente. Avrei trovato un attrezzista o un macchinista. Ma non c’era nessuno ed era buio, solo ogni tanto qualche luce fioca d’emergenza. L’odore forte della calce stava cominciando a stordirmi. Le mie richieste d’aiuto sono diventate vere e proprie urla disumane senza risposta.
Ho cominciato a piangere e a correre da una parte all’altra di questo lungo corridoio.
Ma le porte dov’ erano?
Improvvisamente sento una voce vocalizzare. Era lei, la protagonista dell’opera. Ho cercato di chiamarla ma…perchè non mi sentiva? Forse era una mia  illusione?
Ma finalmente cco una scala nuova  ed un ascensore. Non l’ho preso per la paura che mi portasse in un nuovo labirinto.

Sono salita a piedi ma ancora nulla, la scala era chiusa. Sulla destra un’apertura ad una nuova sala. Mi è preso un colpo nel vedere tutta una serie di ombre alte. Ho chiamato ma poi ho capito che erano le custodie dei contrabassi. Però era già un segno di vita. Se lì c’erano le custodie, presto avrei trovato almeno la sala dell’orchestra. Infatti a breve, girando l’angolo mi sono ritrovata nell’andito antistante i camerini. Dopo qualche minuto ecco le voci dei colleghi che uscivano di scena. Rientravano commentando lo spettacolo appena concluso.
Ma quanto tempo era passato? Almeno 3 quarti d’ora.
Ho pensato che qualcuno avrebbe potuto notare la mia assenza invece…solo la mia compagna di scena, preoccupata mi viene incontro.
“Cosa ti e successo? Sei pallida e il trucco è sfatto. Come mai non eri in scena?
Ho tentato di spiegarlo ma non riuscivo a parlare, non mi usciva la voce! Poi…mi sono svegliata. Un incubo da mal di testa questa notte, mi aveva fatto vivere una situazione che per metà avevo vissuto realmente. Quella volta però avevo trovato subito la porta giusta.


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