Uno degli articoli più intelligenti che abbiamo letto sulla crisi ucraina è quello di Piero Ignazi, apparso sull’Espresso di settembre. Per quanto l’autore coltivi una posizione antirussa e filoamericana (che consideriamo legittima perché ragionata), coglie pienamente gli errori commessi dall’Occidente in questa sfida lanciata al Cremlino, nella sua sfera egemonica di pertinenza, errori che hanno fatto precipitare le relazioni con la più grande potenza dell’Est ai minimi storici, senza produrre vantaggi significativi per i paesi dell’Alleanza Atlantica. Le gestione del dossier ucraino da parte di americani ed europei è stata estemporanea e priva di una linea strategica coerente “per pigrizia mentale, ignoranza e riflessi condizionati da guerra fredda…il tutto alimentato dai revanchismi dei paesi baltici, dalle ansie di perdita di ruolo dell’apparato Nato e dagli appetiti delle industrie militari.” Esattamente. Il pifferaio magico della Casa Bianca, trascinandosi dietro i leader del Vecchio Continente, ha improvvisato l’ennesimo motivetto incantatorio dell’esportazione della democrazia e della guerra alla dittature (cioè ai governi recalcitranti al dominio incontrastato degli States) che finora ha soltanto moltiplicato i conflitti civili e l’instabilità globale, frenando quell’ordine nuovo delle cose che la fase storica ormai reclama. Il tributo più salato di queste manovre del caos ricade sulla testa degli elementi subordinati della catena occidentale. Questi, oltre che nascondere la mano dopo aver lanciato il sasso, sospinti da una volontà sovraordinata, sono costretti ad accollarsi il peso maggiore dello scompiglio causato e portato sin dentro casa propria. Europa, de te fabula narratur.
Giustamente, commenta Ignazi, la foia per il “regime change” ha generato troppi mostri da assecondare ma, anziché tirarsi indietro in tempo, dinanzi all’insostenibile e all’ingiustificabile, si è divenuti complici di fanatici e criminali. Le bandiere di euromajdan sono diventati i manganelli di Pravy Sektor. E dai bastoni ai cannoni il passo è stato ancor più breve. Per giunta, con gli oligarchi quasi tutti ancora al loro posto, a gestire nequiziosamente politica ed affari con criteri delinquenziali. E’ questa la democrazia d’esportazione, la libertà che si voleva consegnare, ben impacchettata col sigillo di garanzia euroamericano, a quei poveri barbari d’ucraina? A noi sembra un colpo di stato bello e buono che ha innalzato lestofanti ed assassini all’arte del governo e all’occupazione violenta delle cariche pubbliche, per l’acclamazione in piazza di brutti ceffi e traditori. Ignazi sembra condividere: “La destituzione di Yanukovic, la cui elezione quattro anni prima era stata consacrata come trasparente ed onesta dagli osservatori internazionali dell’OSCE, va rubricata come colpo di stato in quanto la costituzione ucraina richiedeva una maggioranza parlamentare qualificata che non venne raggiunta. Ma poiché i rivoluzionari si dichiaravano amici dell’Occidente [in verità, erano stati addestrati e sobillati dall’Occidente] questo sfregio alle norme non ha causato nessun problema”. Ed aggiunge ancora il politologo: “Il peggio è che a questa disinvoltura sull’instaurazione del nuovo regime ucraino si è accompagnata ad un sostegno a spada tratta per qualsiasi azione da esso intrapresa”. Ignazi sta suggerendo che Europa ed America si sono rese complici di Kiev la quale stava sterminando e continua ad ammazzare le popolazioni del Donbass. Touché, ergo chiunque appoggia Poroshenko e soci si sta macchiando le mani di sangue, essendo connivente con dei banditi risaputi. Ed Ignazi rincara pure la dose sottolineando l’ ipocrisia dei nostri gabinetti e la distrazione sospetta dei media che non hanno visto o che non hanno voluto raccontare il genocidio in atto: “L’occidente ha chiuso gli occhi – peraltro comprensibilmente [così tanto comprensibilmente non direi!] vista l’assenza di immagini drammatiche e strappalacrime sui civili bombardati dalle truppe di Kiev nell’Est russofono – sul conflitto. Quindi abbiamo una stampa e una televisione addomesticate che non danno le notizie per agevolare il lavoro dei persecutori e dei loro protettori. “In altre circostanze, il mezzo milione di profughi, le città assediate da un esercito regolare, i civili uccisi a centinaia, le rivendicazioni di autonomia di una minoranza sarebbero stati argomenti sufficienti per un intervento…di pacificazione”. Sottoscriviamo pienamente e rilanciamo il messaggio. Può l’Occidente dare (e)lezioni di democrazia all’estero se questi sono i suoi subdoli metodi? Possono Obama, Cameron o la Merkel accusare Putin di essere un tiranno ed un liberticida se i loro migliori amici sono ladri, ruffiani, tagliagole e canaglie assetate di sangue? Per carità, siamo uomini di mondo e sappiamo che la politica sorge nel cielo delle idee e transustanzia nella merda della terra ma, per favore, evitateci almeno la retorica e la morale sui buoni e sui cattivi. Insomma, chi non è un figlio di puttana è almeno figlio di una buona donna.
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