Secondo l’ultimo bilancio diffuso dall’Onu, dall’inizio dell’offensiva dei combattenti sunniti, partita da Fallujah (ovest) lo scorso gennaio, in Iraq almeno 5576 civili sono stati uccisi, di cui 2400 nel solo mese di giugno, e altri 11.662 sono rimasti feriti.
Morti che non fanno rumore. Morti di seconda fascia, evidentemente, che non meritano copertine, slogan, comitati, indignazione. Come i cristiani; marchiati, crocifissi, torturati, rapinati solo per la loro fede.
Vittime, in ultima analisi, anche del silenzio assordante del pacifismo geografico e di maniera, frutto maligno del furore ideologico, del non sapere, della paura di sapere.