Il mondiale di pallavolo finisce qui per l’Italvolley di Mauro Berruto che saluta la Polonia con una vittoria (3-1) contro l’Australia di Uriarte.
Un mondiale difficilissimo per i nostri azzurri che, vuoi per la tensione o per problemi che nessuno può e vuole spiegare, giungono solo al tredicesimo posto.
Questa sera, l’Italia ci regala ancora momenti di tensione, in cui le vostre divinità non sono abbastanza per le bestemmie dal divano di casa: ovviamente si vince, ma alla fine del terzo set la nostra Italia si perde, sbaglia le pallette più semplici e arriva il blackout.
Partiamo dall’inizio.
L’Italia scende in campo con: Kovar e Lanza in banda, Travica alla regia, Buti e Birarelli al centro, Rossini e Colaci sono i due liberi, Vettori opposto.
Il gruppo azzurro scende in campo più o meno in maniera composta, ma mostra maggiore sicurezza nel corso del secondo set, quando l’Australia si fermerà a soli 14 punti. Durante il primo set scappa a Lucchetta \ Antinelli, i due telecronisti Rai, un “meno male”: sì, meno male che l’Australia sbaglia più dei nostri.
L’Italia di questa sera, salvo bei muri compatti, servizi meno fallosi e buona copertura in difesa, ha ancora troppi, tantissimi, problemi da affrontare: non è quella nazionale sicura, divertente e travolgente che eravamo abituati a vedere.
I primi due set si vincono senza troppe difficoltà, ma il finale del terzo parziale (gli ultimi 6\7 punti) è un riassunto definitivo dell’Italia ai mondiali: nervosa, confusa, mai costante e disunita. Il terzo set, quindi, è un piccolo regalino agli australiani che, ripeto, sbagliano molto più di noi, ma hanno un Luke Perry (non l’attore di Beverly Hills 90210, ma il libero) e una personalità come Aidan Zingel che possono aiutare l’Australia a crescere.
I ragazzi di Berruto, invece, devono resettare il sistema e cercare di capire cosa non ha funzionato nel corso di questo mondiale: credo ancora che questo sia un bellissimo gruppo in grado di regalarci forti emozioni, anche se in campo (e con l’allenatore) sia mancato troppo un elemento fondamentale come la comunicazione (lo si nota dalle azioni più banali, ad esempio: quando 3 giocatori in difesa\ricezione non chiamano la palla e questa cade lentamente in campo, quindi punto agli avversari; oppure quando due compagni di squadra non si mettono d’accordo e si scontrano \ arrivano le finte).
Il quarto set vede un doppio cambio: il primo quasi all’inizio con l’entrata di Sabbi (un ragazzo che potrà dare davvero tanto all’Italia) al posto di Vettori (quando tira scaldabagni e lavatrici è uno spettacolo per gli occhi: spero di vederlo bello carico a Modena), e, circa a metà set, con l’entrata di Anzani al posto di Birarelli.
L’Italia vince 3-1, certo, ma con ancora troppe difficoltà, troppe ansie ed errorini che fanno tirare cancheri in lungo e in largo per casa (facendo arrabbiare tantissimo madre che tira fuori un: “Ma Cernic non gioca più? Mi piaceva tanto. Mastrangelo, invece, dov’è finito? Andiamo a vedere il Modena di pallavolo? Eh? Eh? Eh? Dai!”).
Nonostante tutta questa sofferenza (bestemmie, cuore infranto, urla davanti alla tv convinta che qualcuno degli azzurri potesse sentirmi, post scritti alla cazzo dopo sbronze allucinanti, discorsi senza senso con parenti-amici, vita sociale cancellata, impegni spostati perché bisogna sostenere l’Italvolley sempre e comunque, il disagio su twitter, la ricezione pessima da parte delle bande, gli sguardi da cerbiatti degli azzurri…), non bisogna dimenticare che questa nazionale ha giocato una buonissima pallavolo negli ultimi tre anni: gli azzurri sono capaci, sono dei campioni, ma ora devono ritrovare quel concetto di “squadra” che è stato perso nell’ultimo periodo.
Italia – Australia 3-1 (25-23, 25-14, 21-25, 25-18)
Le squadre che passano alla terza fase (dal 16 al 18 settembre) sono sei e sono suddivise in due gironi: Germania, Iran, Francia (Pool G a Katowice); Russia, Polonia e Brasile (Pool H a Lodz). Passano le prime due di ogni girone (semifinali) e povera Polonia.
(E povera me: su twitter avevo scritto, all’inizio della II fase di questi mondiali, che mi sarei fatta bionda se l’Iran fosse passato. Bene: ora cosa diamine devo fare? Al solo pensiero di diventare bionda come Zaytsev, mi viene lo sguardo da “cerbiatto sperduto nella foresta”).