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La resistenza polacca a Varsavia è costretta a fuggire all'avanzata nazista, per farlo, dato che tutta la città è rasa al suolo dall'artiglieria tedesca, dovranno infilarsi nelle fognature per retrocedere. le fognature però sono un ambiente anche peggiore della superficie, l'acqua rende faticosissimo il cammino, i tentacolari cunicoli sono un labirinto in cui è facile perdersi, molte uscite sono presidiate o chiuse dai tedeschi, e psicologicamente la situazione è destabilizzante.
Enorme film di guerra che in realtà diventa rapidamente un dramma su un gruppo di persone allo sbando; una fuga per la vita dai toni cupi della tragedia.
Pur non amando il genere "di guerra" le scene iniziali dei combattimenti sono ben realizzata, chiare ed efficaci; la macchina da presa prosegue in lunghe carrellate che danno le dimensioni delle scene di massa; le scene (anche nei cunicoli) vengono spesso costruite su più piani senza utilizzare la profondità di campo, ma spostando rapidamente la messa a fuoco. La fotografia luminoso e secca degli esterni (così come il mood, ricco di disperazione, ma non con un senso di fine assoluta, ancora con un pò di speranza) cambia rapidamente una volta negli interni; tutto è buio e umido, la ombre si fanno più espressionista, i dialoghi diventano decisamente enfatici, i primissimi piani (bellissimi) e i movimenti rapidi si fanno decisamente più espressivi (qui non c'è più un gruppo di persone che combatte, ma una massa di singole unità che, da sole, cercano di sopravvivere).
La fuga nelle fogne si spezza in una moltitudine di storie dove diversi personaggi hanno ruolo e molti un apsicologia chiara; tutte hanno un finale amaro, spesso amarissimo. Nell'immediato la melodrammatica storia dei due innamorati mi è sembrata la più potente, ma con il passare del tempo la storia che chiude il film si prende spazio e diventa la più importante (e la giusta conclusione di un film fatto di eroismo e di assenza di speranza).
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