…e infatti riporto oggi, 5 Novembre 2012, quanto scritto il 30 Ottobre 2010 sul Resto del Carlino. Il senso non cambia, buona lettura e buone riflessioni.
Leggendo l’osservazione scritta dal gentile lettore Silvio Prampolini,(P.S.I.),che non ho il piacere di conoscere personalmente, vorrei sottolineare l’importanza,l’affetto, ed i pensieri che ognuno di noi, dovrebbe dedicare ogni giorno dell’anno,a coloro che ci hanno amato e che purtroppo,non sono più con noi. Sono d’accordo nel mantenere puliti e ordinati i luoghi dell’eterno riposo,ma vorrei anche esprimere un parere personale su quanto ho sempre visto e ricordo in questa obbligata ricorrenza del 2 Novembre. Come mai solo per questa data si vedono sulle fredde e marmoree lapidi, composizioni floreali nuove, coreografiche, quasi nuziali, grottesche, teatrali, imponenti…costose, che in altri periodi dell’anno non troveremmo mai? Come mai le tombe e le lapidi vengono lucidate solo il giorno prima, forsennatamente, quasi fossero argenteria di famiglia, da mostrare agli altri? Perché oltre a fare manutenzione ai vialetti dei cimiteri, non facciamo anche su noi stessi un poco di pulizia approfondita,dedicando ai nostri cari almeno un pensiero al giorno? Lucidando ed addobbando le lapidi, vogliamo forse dimostrare alla gente che le guarda, che abbiamo amato in modo smisurato coloro che vi riposano?Provo un senso di disgusto misto a vergogna, quando ripenso a me, ragazzina,che con mamma e papà, andavamo al cimitero il due Novembre, per la solenne ricorrenza. Mi scorrono davanti agli occhi come in un film, le immagini delle zie,delle cognate dei miei genitori,le Signore bene di Langhirano e dintorni, adulte,anziane,giovani, adornate con la pelliccia d’ordinanza,indossata appositamente per l’occasione, anche se la giornata fosse stata caldissima. Scarpe nuove, piedi doloranti con callo in agguato, borsa e guanti in parure, rossetto molto vistoso alle labbra, freschissime di parrucchiera.Quasi come andassero ad un matrimonio. Naturalmente con il fazzoletto di pizzo in mano,ricamato con l’iniziale, non per la lacrima che poteva scendere data la triste occasione, ma per l’evenienza (data la stagione),che uno starnuto potesse rovinare loro il trucco. Ricordo bene anche i mariti o parenti uomini, stretti intorno al mesto, monumentale sasso,a seconda dello stato sociale del de cuius,a volte semi nascosti dentro all’altrettanto scenografica Cappella di Famiglia! Tra una parola e l’altra del Sacerdote, oramai rimbambiti per l’odore acre dell’incenso, aprivano la bocca in enormi e sguaiati sbadigli, pregando che il tutto, benedizione compresa, finisse al più presto, per andare tutti in bar a bersi un cordiale ben caldo! Ricordi amari, tristi, dove le frasi che sentivo erano le solite: ciao, come stai? Oramai ci si vede solo ai matrimoni, ai funerali o il due Novembre! Io ingenua ragazzina di 14 anni, riponevo il mio triste e misero mazzolino di fiori, sulla tomba della adorata nonnina e me ne scappavo lontano, ripromettendomi che mai e poi mai da grande avrei recitato una simile commedia.Ho mantenuto la promessa:oggi donna adulta e consapevole, memore di quei penosi ricordi, non mi reco più al cimitero nella fatidica data, ma ci vado ogni qualvolta lo desidero, ogni volta che il mio cuore me lo chiede. Così come entro in Chiesa quando ne sento realmente il bisogno e non per consuetudine domenicale, fossero anche le ventitre di sera!Poco mi importa se con me, non ho il cero o i fiori costosi, da mettere accanto alle loro foto.Ho sempre dentro al mio cuore il loro viso, i baci che mi hanno dato, i loro insegnamenti,l’affetto che mi hanno regalato quando erano in vita e tutti i ricordi che a loro mi legano ancora.Questo per tutti i giorni dell’anno.
Risposta del Capocronista Davide Nitrosi.
Non credo che alla fine saremo valutati su come abbiamo ricordato i morti, ma piuttosto su come abbiamo trattato i vivi. Resta il valore della memoria, intesa come proseguimento dell’amore che abbiamo donato ai nostri cari durante i giorni vissuti assieme.“I nostri defunti- diceva Sant’Agostino- non sono degli assenti.Guardano con i loro occhi pieni di luce, nei nostri pieni di lacrime.