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I delitti del Barlume, la scrittura creativa e il concetto immutato che il libro è sempre meglio.

Creato il 26 novembre 2013 da Phoebe1976 @phoebe1976

I delitti del Barlume, la scrittura creativa e il concetto immutato che il libro è sempre meglio.

barLume 01 638-365 resizeIeri sera io e l’Amoremio ci siamo finiti di vedere il secondo (ed ultimo) episodio de “I delitti del Barlume” tratti dai libri del mio adorato Marco Malvaldi ed in onda su Sky in questi giorni.

Che poi sono in crisi d'astinenza, io i libri li ho finiti da un pezzo tutti e quattro e comincio a patire la lontananza da Pineta.

Caro Marchino, quando ne fai un altro??

Io capisco eh, ma anche no.

Come sempre è stato e sempre sarà, il libroèsempremegliodelfilm e così sempre sarà finché il cielo e la terra saranno divisi, ma la trasposizione non mi è dispiaciuta affatto. Specialmente la rinascita dalla carta alla ciccia dei personaggi mi è sembrata davvero calzante, tranne forse per Tiziana che io ho sempre immaginato più donna e meno ragazza. E anche un po' più coatta, via. Più verace, comunque.

Filippo Timi è un perfetto barrista Massimo, anche se ogni tanto una parolina in perugino gli scappa, ed i quattro vecchietti capeggiati da Ampelio/Carlo Monni sono impareggiabili.

Sarà che come disse Malvaldi stesso ad una presentazione, lui da scrittore di sceneggiatura non ne capisce un bel nulla, sarà che certe cose si fanno “per vendere meglio un prodotto” e chi le fa sa il fatto suo e noi che non siamo del mestiere non possiam capire, ma ci sono delle cose che mi son rimaste sul groppone e non vanno né su né giù.

Ad esempio:

- Ma come mai nonno Ampelio è diventato lo zio? Cioè, che cambia? Non che sia strettamente rilevante per la storia, ma non capisco il nesso. Posso capire il far diventare il commissario Fusco una donna per ragioni di equilibrio narrativo, ma perché questa degradazione della parentela? Che poi una delle cose più buffe di Ampelio è quando evoca il Massimo bambino e le litigate con la moglie/nonna del barrista.

- Gli episodi sono solo due su quattro della serie e, cosa molto particolare, sono gli ultimi due. Come mai? Cioè, voglio dire... perchè non partire dall'inizio? Che senso ha? Che fanno, poi tornano indietro?
- Ma stava brutto dire che Massimo si può permettere la sua vita perché ha fatto 13 al Totocalcio l'unica volta che c'ha giocato? E' troppo vintage?

- Massimo è ossessionato letteralmente dalle tette di Tiziana, cosa che lo rende un po’ macchiettistico e meno simpatico di quel che si merita. Perché? Fa più goliardia, più Amici miei? Inoltre nella serie di libri del Barlume è appena accennata la sua attrazione per Tiziana, non è certo un’ossessione.

- Un po' del sano cinismo toscano della serie s'è perso per strada, a scapito di una livella buonista che starebbe bene su Raiuno. E no, non è un complimento. La feroce ironia dei vecchietti è relegata a pochi piacevoli sprazzi mentre nei libri la fa da padrone.

Ma, ripeto, di sceneggiatura non ne capisco e siccome anche Malvaldi si fa da parte davanti ai professionisti, chi sono io per oppormi? Specialmente perché, nonostante qualche piccola critica, si tratta di un buon prodotto, piacevole e divertente, che sarebbe in grado di rendere bene anche se programmato da una rete generalista.
La Rai, per dire, così lo vede anche mia madre e esce dal tunnel del fiction sui santi e sui martiri.

Un po' troppo pure per i vecchietti del Barlume...


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