Nella prima delle tre parti Caillois, prendendo le mosse dal versetto 6 del salmo biblico 91 ("[...] Non temerai pericolo notturno / né saetta volante di giorno, / né peste vagante nel buio, / né morbo che ai meriggi meni strage. [...]") illustra le caratteristiche precipue (per ciò che concerne l'antichità greco-romana) delle entità demoniache che appaiono nell'ora delicatissima del meriggio, dimostrando come essa - e non la mezzanotte - fosse in origine, prima dell'avvento del cristianesimo, il momento d'elezione in cui il divino e i morti poteveno cogliere di sorpresa gli esseri umani con le loro apparizioni.
E' infatti nel meridies che Ecate ed Empusa possono manifestarsi con maggiore frequenza ai crocicchi; i morti ritornano a far visita (desiderati o meno) ai vivi; e il sole è "sterminatore" e disseccante, foriero di morte e di putrescenza.
Nella seconda parte, poi, l'autore passa in rassegna tutti i "demoni meridiani" della mitologia greca, suddivisi per tipologia: le Sirene, creature alate che con il loro canto conducono all'accidia e, di conseguenza, alla morte; i Lotofagi; le liquide Ninfe, "dee senza sonno, temibili per gli abitanti dei campi" (Stemplinger), responsabili del delirio profetico o ninfolessia; e infine gli incubi e i succubi, il cui principale esponente è Pan, temibile dio solare.
Nell'ultima parte, infine, Caillois propone alcune riflessioni su tematiche che non possono essere collegate in esclusiva con la magia del meriggio, ma che presentano con essa analogie interessanti: la caccia selvaggia; i terremoti e le eclissi diurne; la fecondazione sovrannaturale a mezzogiorno.
Per quanto limitato nelle sue fonti all'antichità greca, romana, ebraica (con qualche puntata nella mitologia sudamericana e slava), I demoni meridiani pone le basi per lo svolgimento di un lungo itinerario avanti e indietro nel tempo, alla ricerca delle tracce (mitologiche, religiose, letterarie) derivanti dall'archetipo dei daimones del meriggio. Il saggio di Caillois ha infatti il merito notevole di aver tracciato con mano ferma e dovizia di fonti il ritratto e la "genealogia" di una figura mitologia e letteraria (si pensi, nel secolo scorso, al "meriggiare pallido e assorto" di Eugenio Montale) fra le più antiche e di potente suggestione.