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I Dialoghi in Sherlock Holmes

Creato il 23 febbraio 2013 da Nerifondi @NeriFondi

Buongiorno e bentornati!

Neri Fondi I Dialoghi in Sherlock Holmes
Da qualche tempo mi sono imbarcato nella lettura integrale di Sherlock Holmes, e devo dire che i risultati hanno del fenomenale. Nonostante sia più di un mese che la mia concentrazione si basa solo su questo personaggio, sul suo altrettanto noto assistente e sui loro casi, non avverto il minimo segno di noia o altro. Anzi, ogni nuovo racconto o romanzo che mi capita fra le mani sembra voler stupire maggiormente la mia curiosità di lettore.
Certo, ora che sono arrivato un po’ oltre la metà del mio percorso posso affermare che alcune scene appaiono un po’ ripetitive, come per esempio il fatto che Watson non riconosca mai l’amico investigatore quando questi è travestito, ma non è di questo che voglio parlarvi oggi.

Il tema di questo articolo è un po’ più “tecnico”, e si basa su una tecnica narrativa che sto apprezzando molto in queste mie letture investigative e che mi ha portato a considerare molto immediato lo stile di Conan Doyle.
Come avrà notato chiunque abbia letto qualcuno dei suoi scritti su Holmes, questo autore si appoggia molto al dialogo, per portare avanti le sue narrazioni. Fin qui nulla di particolare, direte voi, e infatti ve ne do atto.
Quello che però ha suscitato la mia curiosità è quella particolare tecnica che io ho definito per comodità “Omissione dell’Altro”.

Mi spiego meglio, con un esempio. Questa prima conversazione NON È un esempio di Omissione dell’Altro.

«Mi occuperò subito del suo caso, signore. Watson, lei rimanga qui, per favore.»

«Ma  caro amico, come può lasciarmi qui?»

«E va bene, venga anche lei. Una mente e due braccia in più non possono che tornarci utili.»

Neri Fondi I Dialoghi in Sherlock Holmes
Ovviamente questa non è una citazione, ma solo una mia rielaborazione che potrebbe seguire il suo stile.
Ad ogni modo, questo è un esempio di conversazione normale tra due personaggi, nella quale uno dei due inizia il discorso, l’altro lo interrompe con un’obiezione e alla fine la faccenda viene risolta.

Ecco, il prossimo esempio di dialogo, invece, è scritto con la tecnica dell’Omissione dell’Altro.

«Mi occuperò subito del suo caso, signore. Watson, lei rimanga qui, per favore. E va bene, venga anche lei. Una mente e due braccia in più non possono che tornarci utili.»

Come vedete, l’omissione dell’altro si configura nel momento in cui l’obiezione di Watson viene tranquillamente eliminata.

Perché?

Neri Fondi I Dialoghi in Sherlock Holmes
La risposta è relativamente semplice, anche se ho impiegato un po’ di tempo per arrivarci.
Il punto è che scrivere un dialogo con lo stile del primo esempio che ho fatto, distoglierebbe l’attenzione dal personaggio principale, da colui che è il cardine mentale di tutta la narrazione.
Con il secondo metodo, invece, tutta l’attenzione si concentra sulla persona che sta “governando” la situazione con il suo discorso, che è appunto il principale.

A questo punto è semplice notare come nella mente del lettore tutto il dialogo assuma una scorrevolezza che sarebbe impossibile ottenere con altri metodi e con altri stili. Inoltre nel contesto Sherlockiano avvicina ancora di più il lettore all’investigatore, concentrando tutta l’attenzione sul suo carattere e sul suo modo di affrontare anche le piccole obiezioni dell’amico e collega Watson.

Neri Fondi I Dialoghi in Sherlock Holmes
Ovviamente, e questo voglio specificarlo, non è una tecnica facile da mettere in pratica, e sicuramente può essere utilizzata solo con determinati personaggi che per la loro imponente “presenza scenica” dominino l’intera narrazione.

Bene, penso di aver detto tutto. L’ora è giusta, il tempo è abbastanza nuvoloso… Sì, direi che posso lasciarvi questo mio articolo e andare a degustare un’altra delle avventure dell’Investigatore di Baker Street in compagnia di una delle mie fedeli pipe.

P.S. Per i curiosi, fumavo la pipa già prima di conoscere Holmes

:)

Alla prossima!

Neri.

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