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I diari della motocicletta. Un altro film recensito.

Da Motociclistidatavola
L'altra sera facevo zapping annoiato e mi sono imbattuto in un film dal titolo interessante: i diari della motocicletta.Mentre mi chiedevo perchè mi dicesse qualcosa mi è venuta una folgorazione: ma è la storia del viaggio in moto di Che Guevara. Decido di guardarlo, per curiosità e per la mitica Poderosa.Quindi, visto che si avvicina la stagione in cui alla sera ci si mette sotto il plaid a guardare un film, invece che salire al Muraglione per i bomboloni, ecco la recensione del film.Come detto altre volte, di cinema non ci capiamo nulla, cerchiamo solo di capire se il film è motociclisticamente interessante da vedere oppure trascurabile.Intanto siamo davanti ad un film che racconta una storia vera. Nel 1952, infatti, Ernesto Guevara e il suo amico Alberto Granado intraprendono un viaggio attraverso il Sud America. Il film, del 2004, si ispira ai diari dei due ragazzi. Ovviamente il protagonista, quello che racconta in prima persona è Guevara. Siamo di fronte ad un Guevara che non è ancora Che, anzi è spesso chiamato Fuser (mi pare). Non ha la barba iconica della fotografia di Alberto Díaz Gutiérrez, non ha il sigaro ma l'asma, non c'è ancora Cuba nei suoi pensieri e, soprattutto, è un ragazzo di 23 anni prossimo alla laurea in medicina, appartenente ad una famiglia borghese. Insomma, il guerrigliero da bandiere e magliette ancora non esiste, ma questo è il viaggio che gli aprirà il futuro verso quello che poi resterà nei libri di storia. La moto è la mitica Poderosa (quanti hanno chiamato moto, motorini e biciclette “Poderosa” pensando a lei...), una Norton M18 - 500 del 1939. La moto è realmente presente solo in metà del viaggio, poi viene sostituita da altri mezzi per i troppi problemi. Però è protagonista vera, non semplice mezzo: si rompe, cascano, la caricano all'inverosimile, si alternano alla guida, le parlano come fosse una persona. Alcune delle vicende che narrano si realizzano proprio per via della moto, di un guasto, di una rottura che richiede una sosta fuori programma. E' un motociclismo “antico”, fatto di fil di ferro, freni discutibili e rotture improvvise. La parte del viaggio con la moto è avventurosa, irrequieta, giovane. Quando abbandonano il mezzo si entra nella parte del viaggio che maggiormente segnerà il giovane Guevara, un viaggio a contatto con povertà, ingiustizie e malattie. Il ritmo del film cala in maniera importante, si percepiscono bene i ritmi della prima metà degli anni 50 che non sono quelli della moto ma dell'andare a lavorare a piedi, percorrendo chilometri, portandosi dietro tutto quello che si possiede.I diari della motocicletta. Un altro film recensito.Il film e i protagonisti mutano, da irrequieti conquistadores a riflessivi soccorritori.Non mi addentro ulteriormente nel raccontare il film, vicende e spunti ce ne sono, così come recensioni migliori della mia. A me è piaciuto, per entrambi i livelli. La parte avventurosa, quasi un moderno interrail post laurea, alla ricerca di leggerezza e piaceri; la seconda, che pone l'accento sulle esperienze che hanno segnato un personaggio che poi farà la storia della seconda metà del Novecento e che per diversi motivi continua ancora oggi ad affascinare.Quindi un film che merita di essere visto, certamente non il film da vedere con gli amici durante una serata alcolica e motoristica (per quello ce ne sono altri) ma nella serata giusta, con la concentrazione giusta sicuramente merita.Ha vinto anche dei premi per colonna sonora e fotografia. Per quel che ne capisco e per quel che vale, direi pure meritatamente.Insomma, il film del viaggio che si ha una sola occasione di fare nella vita, quando la fanciullezza finisce, un attimo prima che sorga il sole sulla vita adulta e sulle sue responsabilità. Il viaggio che tutti noi abbiamo fatto, sia stato un fine settimana a Portico di Romagna o un interrail in Turchia o una biciclettata attraverso gli Appennini. Noi ci portiamo dentro il nostro viaggio picaresco, quello che in qualche modo ci ha fatto diventare quello che siamo. Ernesto Fuser Guevara da lì comincerà il percorso che lo porterà ad essere Ernesto Che Guevara.

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