I dinosauri nell’Iliade e nell’Odissea

Creato il 10 gennaio 2013 da Mcnab75

Se non si fosse ancora capito, adoro tutto ciò che ha a vedere con la preistoria e coi dinosauri. La mia passione ha un duplice aspetto, quello scientifico e quello che sconfina ampiamente nella fantasia.
Ne deriva il largo consumo di film, soprattutto vecchi b-movie, con mostri preistorici e viaggi nel tempo. Sono stato anche uno dei giurati del concorso Deinos, organizzato da Minuetto Express che, come si intuisce, era incentrato proprio sui dinosauri. Il risultato di quell’esperienza lo potete trovare in forma di ebook gratuito al link che vi ho appena segnalato.
Va da sé che ogni tanto, qui su Plutonia, mi piace pubblicare qualche post a tema. Oggi vi riporto una chicca, ripresa da un articolo comparso sul Corriere della Sera del 19 marzo del 2000. Si tratta di una teoria curiosa e bizzarra, di cui avevo già sentito parlare su dei forum dedicati alla criptozoologia, ma che qui è riportata con abbondanza di dettagli.
Si parte da questa domanda: e se i mostri narrati nei poemi omerici fossero dei dinosauri sopravvissuti all’estinzione?

Le gigantesche ossa fossili che affioravano dal terreno ispirarono la mitologia greca Ossa fossili di mammut, rinoceronti, giraffe giganti, orsi delle caverne e persino dinosauri, dettero origine ai protagonisti della mitologia greca o vennero interpretate dalle antiche popolazioni greche come le ossa di Achille, Aiace, dei giganti uccisi da Zeus, del ciclope Polifemo, dei Grifoni e altre creature del mito. A questa conclusione è arrivata l’americana Adrienne Mayor, specializzata nello studio di leggende collegate alla paleontologia, che alla vigilia della pubblicazione del suo volume “The first Fossil Hunters” (Princeton University Press), ha sintetizzato le conclusioni delle sue ricerche in un articolo sull’ ultimo numero della rivista “Archaeology”. La Mayor ha scoperto che in 18 delle 22 località della Grecia e dell’ Asia Minore dove ebbero origine celebri miti, sono stati rinvenuti fossili di grandi animali e questa perfetta coincidenza sembra confermare l’origine paleontologica dei miti stessi. In sostanza, i miti sarebbero sorti nel tentativo di “razionalizzare” la scoperta di gigantesche ossa (di animali estinti migliaia o milioni di anni prima) che, date le conoscenze dell’epoca, non potevano trovare spiegazione.

I MOSTRI – Una bella testimonianza del legame tra mito e paleontologia, la Mayor l’ha trovata dipinta su un vaso corinzio del 550 avanti Cristo, conservato al museo di Boston. Il disegno raffigura il momento culminante di un mito, riportato da Omero nell’Iliade, che ha come protagonisti Ercole, la principessa Esione e un terribile mostro marino. Il mito racconta che sulla costa non lontana da Troia affiorò un mostro marino e per scongiurare il pericolo il re decise di offrirgli in sacrificio la figlia Esione. Quando ormai la sorte della ragazza sembrava segnata, intervenne Ercole che assalì il mostro e salvò la ragazza. Il mostro dipinto sul vaso è stato ora identificato dai paleontologi come un’ottima rappresentazione di un cranio di Samotherium, una giraffa gigante vissuta circa 8 milioni di anni fa, i cui resti affiorano spesso dalle scogliere dell’Egeo e delle coste della Turchia (antica Anatolia). Il raffronto tra la bianca testa del mostro che emerge da una roccia e il cranio fossile del Samotherium (vedi disegno), fa ritenere che l’ antico pittore si ispirò direttamente ai resti fossili del “mostro”. Un’ origine paleontologica avrebbe anche il mito di Laocoonte e dei suoi due figli che vennero uccisi da due “dragoni” emersi dalle rocce dell’ isola di Tenedos, non lontano da Troia; nell’isola, infatti, sono stati rinvenute molte ossa fossili di grandi animali.

POLIFEMO – L’ immagine di Polifemo deriva con molta probabilita’ dalla presenza, in Sicilia e a Malta, di giacimenti paleontologici con resti di elefanti nani alti appena un metro, i cui crani – comunque più grandi di quelli umani – presentano un grosso foro della cavità nasale dove si attaccava la proboscide. E’ molto probabile che navigatori micenei abbiano visto questi crani interpretandoli come quelli di giganti con un solo occhio; un equivoco, questo, in cui cadde molti secoli dopo anche Boccaccio quando si trovò davanti ai crani degli elefantini.

I GIGANTI – Grandi femori di antichissimi mammut, elefanti, rinoceronti lanosi e orsi delle caverne, che ancora oggi i paleontologi trovano nei depositi fossilliferi della Grecia, erano per i greci la prova tangibile dell’ antica esistenza di giganti alti fino a 5 metri. Così il greco Filistrato (218 d.C) poteva affermare con sicurezza che “una volta esistettero i giganti, perché i loro stupefacenti resti si possono vedere in tutto il mondo”. E mentre il mito raccontava l’epica lotta (Gigantomachia) che il grande Zeus dovette sostenere a colpi di fulmine per annientare la stirpe dei giganti, gli abitanti di Megalopoli (Peloponneso) raccontavano a Pausania (II secolo d.C.) che i giganti erano stati uccisi proprio nel loro territorio che ancora esalava i fumi dell’ antico incendio e da dove spesso affioravano le ossa annerite dei giganti fulminati da Zeus. In realtà, nella zona suddetta vi sono grandi depositi naturali di lignite, un combustibile che brucia molto lentamente e colora le ossa fossili di una patina bruno – nera. Scavi effettuati in quell’ area nel 1902 hanno portato alla scoperta di grandi quantità di ossa fossili di grandi animali estinti.

GLI EROI – Anche gli eroi erano caratterizzati da una corporatura gigantesca. Pausania descrive in diverse occasioni la scoperta di grandi ossa fossili e racconta dell’ eccitazione provocata dalla scoperta dei resti dell’ eroe Aiace morto suicida durante la guerra di Troia. Grazie alle precise descrizioni fornite a Pausania dagli abitanti della zona, i paleontologi ipotizzano ora che si sia trattato di ossa fossili di mastodonti o rinoceronti del Miocene, i cui resti sono stati spesso rinvenuti sia in Turchia sia in Grecia. Pochi anni dopo, dalle rocce del promontorio di Sigeum, non lontano da Troia, una mareggiata portò allo scoperto grandi ossa che un oracolo indicò come quelle del grande Achille. La notizia suscitò tale emozione che per tutto il tempo che rimasero visibili (un paio di mesi) molti affrontarono lunghi viaggi per mare pur di andare a vedere e onorare le ossa dell’ eroe omerico. In un tempio di Olimpia, invece, si conservava una gigantesca scapola pietrificata di Pelope, l’iniziatore dei giochi olimpici. Molto probabilmente, sostengono i paleontologi, si trattava di una scapola di mammut o di elefante, i cui resti fossili affiorano spesso dai depositi pleistocenici nel fiume Alfeo, vicino a Olimpia.

I GRIFONI – Spingendosi ancora piu’ indietro nel tempo, Adrienne Mayor ha trovato anche una convincente spiegazione dell’origine dei Grifoni. I greci ritenevano che queste mitologiche creature dal becco ricurvo vivessero in Oriente dove vigilavano sui depositi d’oro e la studiosa americana ha trovato proprio nei deserti e nelle steppe dell’Asia gli animali che originarono il mito: si tratta dei Protoceratopi (dinosauri scomparsi oltre 60 milioni di anni fa) i cui resti fossili vengono spesso portati allo scoperto dall’ erosione in territori ricchi di depositi auriferi. La ricerca della Mayor è di grande interesse per la ricostruzione delle origini della mitologia greca e chissà quante altre sorprese potrà riservarci questo tipo di indagine se applicata ai miti di altre culture. Rimane comunque da capire quanto la scoperta di ossa fossili abbia influito sulla nascita dei miti e quanto invece quelle ossa abbiano confermato miti già esistenti da tempo.

(Fonte: Il Corriere della Sera)
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