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I diritti delle donne in Italia sono in pericolo?

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Il nostro Paese tra una violenza di genere e l’altra e il silenzio del governo di fronte alla violenza contro le donne, si caratterizza da eventi mirati a limitare in modo più oppressivo i diritti delle donne, distruggendo le conquiste femminili e facendo un passo indietro di 40 anni e facendo svanire ancora di più ogni speranza che il nostro Paese possa alienarsi con il mondo occidentale per quanto riguarda i principi di pari opportunità, disattendendo ancora di più le raccomandazioni del CEDAW  .

In questi giorni il Parlamento italiano discute sul ripristino della patria potestà, cancellata dal nuovo diritto di famiglia del 75, un principio che nessun Paese occidentale possiede poiché in contrasto con l’uguaglianza tra donna e uomo.

Oltre al ripristino della patria potesta si discute sul riconoscimento della cosiddetta Pas, una falsa sindrome con lo scopo di far passare abusi e maltrattamenti in famiglia come delle “false accuse” per ottenere l’affido esclusivo dei figli. La PAS (sindrome di alienazione genitoriale) non è altro che una malattia inventata dallo psichiatra americano Richard Gardner, un falso professore universitario morto suicida che sosteneva che “c’è un po’ di pedofilia in ognuno di noi”.

Cosa potrebbe comportare  il passaggio di questa legge? In un Paese come l’Italia, dove la percentuale violenza domestica è elevata, rendere la Pas legale equivalerebbe scoraggiare quelle donne a non denunciare per non perdere la potestà e l’affido dei figli e sottrarre i figli alle donne che hanno invece avuto il coraggio di sporgere denuncia.

E a proposito di potestà, se la patria potestà verrebbe ripristinata, le donne non avrebbero più potestà sui loro figli, dunque non avrebbero alcun diritto genitoriale su di essi, rendendo facile la sottrazione dell’affido in caso di “cosiddetta Pas”.

E non solo. Pensate ai tanti casi di pedofilia, consumati per la maggior parte dei casi all’interno delle mura domestiche. Denunciare un episodio di pedofilia per un bambino sarà una condanna anziché una salvezza: anziché avere protezione esso verrebbe separato dal genitore, accusato di essere l’alienante per essere affidato esclusivamente al genitore che lo ha abusato, esponendo il minore ad un eventuale rischio di subire altri abusi.

Questa legge è fortemente voluta dai movimenti dei padri separati che negli ultimi anni hanno accusato le ex-mogli di sottrazione dei minori, chiedendo una legge sull’affido condiviso che è stata approvata pochi anni fa. Questa richiesta non è voluta certo da una vocazione verso il ruolo paterno di cura verso il figlio ma per risolvere i conflitti circa il mantenimento dei figli e delle mogli, collegando il fenomeno della povertà dei padri separati con esso. Se è vero che i padri separati sono poveri, le madri separate lo sono il doppio. Infatti, una recente indagine dell’Istat ha stimato che le madri separate corrono il rischio di maggiori povertà perché nella maggior parte dei casi non hanno un lavoro e molte di loro non lo hanno mai avuto perché obbligate a dover lasciare il posto con la nascita di un figlio.

A questa schiavitù fatta di lavoro gratuito di cura e di povertà indotta dallo Stato, si aggiunge un’ulteriore schiavitù e povertà, che vincolerebbe la vita delle donne, obbligandole rinunciare alla loro libertà di conseguire non solo le proprie scelte ma anche di poter cambiare ad esempio città per cercare lavoro perché non potranno cambiare residenza se l’ex-marito non lo permette lamentandosi del fatto che lo spostamento della ex-moglie ha comportato la perdita del diritto di vederlo spesso.

Oltre a questo abbiamo la continua messa in discussione della legge 194 da parte del Governo e altri organi delegati (in linea con un movimento antiabortista che si estende in tutto il mondo, come recentemente è accaduto in Turchia dove il governo vorrebbe vietare l’aborto perfino in casi di stupro ledendo fortemente la dignità femminile, costrette a tenersi dentro di sé lo sperma del proprio aguzzino che oltre a “sporcarle” genererà il frutto che le ricorderà per sempre quella violenza). Giorni fa una ragazzina di 16 anni a seguito di una gravidanza indesiderata si è rivolta al consultorio per abortire senza coinvolgere i genitori. Malgrado la ragazza “fosse motivata da «chiarezza e determinazione», convinta di «non essere in grado di crescere un figlio, nè disposta ad accogliere un evento che non solo interferirebbe con i suoi progetti di crescita e di vita, ma rappresenterebbe un profondo stravolgimento esistenziale»”, la sua scelta è stata posposta al diritto del feto, reputando la sua richiesta in contrasto con l’articolo 2 sui diritti fondamentali dell’uomo, come se la ragazza non avesse allo stesso modo dei diritti o comunque la sua vita sarebbe meno importante rispetto a quella di un feto. Infatti, la Corte Costituzionale sta discutendo quali saranno le sorti della legge 194 che sarà di nuovo svuotata di contenuto oltre all’incremento dei medici obiettori (70% nel nostro Paese).

Il fatto che poi una persona minorenne non viene reputata capace di intendere e volere ma poi viene considerata abbastanza donna per poter partorire e crescere un bambino la dice lunga sulle contraddizioni che però alla Corte Costituzionali non destano preoccupazione. Ancora oggi nel 2012 i progetti di vita di una donna non vengono nemmeno presi in considerazione dal nostro Paese? Si può costringere una ragazzina che ancora sta completando gli studi a dover portare avanti una dolorosa gravidanza e sopratutto un parto (perchè ricordiamo che i parti in Italia sono dolorosi, perché  non è concessa l’epidurale e ti sottopongono al cesareo con eventuali rischi di complicanze) o a crescere un figlio interferendo sul futuro di una ragazza che non voleva certo essere madre per forza?

Inoltre in Italia è concesso l’aborto solo in caso di gravi conseguenze nella salute fisica della madre o del futuro nato ma non tiene nemmeno conto delle prospettive di vita o la salute psicologica della madre, un gran bel vuoto legislativo! Ma loro che fanno? preferiscono anteporre la dignità dell’embrione come se valesse più della madre.

Nel nostro Paese la legge 194 rischia di essere abrogata con conseguenza di incremento di pericolosissimi aborti clandestini o obbligando le donne a portare avanti gravidanze indesiderate con gravi ripercussioni sulla loro vita sessuale, sociale o lavorativa.

Nessuno si è chiesto perchè anziché toccare la 194 non optare sull’inserimento dell’educazione sessuale tra le materie scolastiche? Se la ragazzina è rimasta incinta è perché nè la scuola nè i genitori le hanno insegnato come prevenire la gravidanza che sicuramente erano bigotti visto che la ragazzina ha evitato di coinvolgerli e fare tutto di nascosto, lo stesso si può dire per la famiglia del ragazzo che l’ha messa incinta.

Ricordiamoci che “solo il 40% delle madri delle ragazze nate dall’85 in poi parla di contraccezione con le figlie” che risultano, secondo SIGO, anche più disinformate dei maschi dove la prima volta viene discussa con meno problemi e tabù in famiglia. Ancora oggi, il metodo contraccettivo più tramandato dalle famiglie alle giovani generazioni di ragazze è l’astinenza ma non può essere praticata poiché a dispetto dei luoghi comuni anche le donne hanno una libido da soddisfare. Allo stesso modo lo Stato non ha mai introdotto una legge che permettesse alle scuole di informare i giovani sulla contraccezione per prevenire le MST ma anche le gravidanze indesiderate perché in Italia di sesso si può discutere solo come mezzo di potere ma se si parla di sesso come amore o soddisfazione reciproca del piacere allora è tabù.

Tornando ai diritti delle donne, pensate che sono sul viale di tramonto?



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