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I DIRITTI INUMANI. Carlo Bordini

Creato il 17 ottobre 2012 da Viadellebelledonne

I DIRITTI INUMANI. Carlo Bordini

“perché la dignità si vede quando non ci sono spettatori”  Carlo Bordini

[Il testo seguente, riportato per gentile concessione dell’autore, è tratto da I costruttori di vulcani, Luca Sossella editore, Bologna 2010 p.469 -472  ]

Gli uomini nascono gregari e divisi in classi. Il gregarismo va incoraggiato e stimolato per mantenere l’equilibrio della società.

Tutti gli uomini devono essere incoraggiati a coltivare l’isterismo e la xenofobia per mantenere la struttura gregaria della società e la coesione delle classi, delle nazioni, dei ceti, dei generi, che soli possono assicurare uno sviluppo equilibrato della società umana.

Gli uomini hanno quindi il diritto di essere:

- ingannati
- picchiati
- uccisi
- perseguitati
- avvelenati
- sfruttati
- aizzati gli uni contro gli altri

indipendentemente dalla loro nazionalità, religione, razza o colore, purché questo rientri in un piano di socializzazione e di aggregazione del consorzio umano.

Tutti gli uomini hanno il diritto al mantenimento della vita e alla libertà e alla sicurezza personale, compatibilmente con le esigenze di socializzazione e di aggregazione del consorzio umano e con le esigenze dell’economia e della politica di ogni paese.

Nessuno può essere detenuto o esiliato senza una valida giustificazione (vedi punto precedente).

Tutti gli uomini hanno il diritto a coltivare le proprie illusioni, e ad evadere dalla realtà in modi ideologici, religiosi, elettronici, edonistici, pornografici, ecc., purché questi metodi siano considerati leciti dalla loro comunità di appartenenza. Gli uomini hanno diritto ad avere dei leaders e dei capi riconosciuti.

Poiché tutti gli uomini hanno il diritto a coltivare le proprie illusioni, nessuno può essere perseguitato per le proprie illusioni, tranne che per cause di comprovata forza maggiore. Nel caso si renda necessario, per il benessere del consorzio umano, distruggere le illusioni appartenenti a individui o a categorie di individui, i responsabili di questa distruzione sono tenuti a ricostruire nuove illusioni per i suddetti individui e le suddette categorie.

Gli uomini hanno il diritto di impazzire, di sgozzare i propri simili, purché questo sia giustificato in termini di convivenza umana e di equilibrio.

Ogni uomo ha il diritto, se ne ha la possibilità, di seguire i propri programmi televisivi preferiti e, nell’ambito delle sue possibilità materiali, di impiegare come vuole il proprio tempo libero, di trascorrere come preferisce le proprie vacanze e di dedicarsi agli hobby che gli sembrano più confacenti alla propria personalità.

Gli uomini hanno inoltre il diritto di sfruttare ed affamare i propri simili, se se ne dimostrano degni e se ne hanno le capacità e se la loro non è un’azione effimera ma fondata e capace di mettersi in relazione con altri nell’ambito del consorzio umano.

Gli uomini sono riuniti in fazioni in conflitto fra loro e hanno diritto di appartenervi. Ciascun uomo ha diritto di appartenere a una fazione, a un’etnia, a una religione, e ad odiare coloro che non vi fanno parte.

Gli uomini hanno diritto ad opprimere le loro mogli e i loro figli, (per esempio: a mutilare le proprie figlie) purché ciò non sia arbitrario ma sia basato su principi riconosciuti dalla società.

Gli uomini hanno diritto a condurre guerre, purché:
1. queste siano giustificate.
2. ne abbiano i mezzi e le possibilità.

Possono uccidere animali, avvelenare territori, desertificare regioni, purché questo sia fatto nell’ambito delle regole convenute dal consorzio umano e non impedisca ad altri uomini e ad altri gruppi di uomini di perseguire le stesse attività.

Possono tradire, ma a proprio rischio e pericolo: il tradimento, se non avrà successo, non sarà riconosciuto come giustificato, e sarà quindi perseguitato.

Possono falsificare la storia, purché abbiano la forza per farlo durevolmente.

Possono tenere schiavi altri uomini, purché questo non avvenga in disaccordo con altre fazioni o gruppi che tengano schiavi altri uomini.

Possono diffondere idee fanatiche.

Possono creare religioni e credenze, e, se questo non turba l’equilibrio del consorzio umano, possono combattere religioni e credenze.

Possono fingere di aiutarsi e di aiutare il genere umano.

Possono rubare, purché questo non impedisca ad altri uomini o gruppi di uomini di fare lo stesso.

Possono torturare, anche se tale azione comporta la necessità di essere giustificata con ideologie, con stati di forza maggiore, con motivi religiosi o stati di emergenza,
con esigenze fondate di mantenimento dell’ordine pubblico o, comunque, con motivi più elevati.

Tutti gli uomini possono quindi torturare i propri simili, purché questo sia giustificato dalle circostanze, dall’ideologia o dal convincimento comune.

Gli uomini hanno il diritto a uccidere i propri simili, purché ciò sia consentito dalle circostanze (mantenimento dell’ordine, guerre, rivoluzioni, pattugliamenti di polizia, conflitti etnici), o giustificato dagli obiettivi della felicità umana o da considerazioni religiose od etiche. Nel caso che azioni di massacro si rivelino confacenti ai bisogni della società e del momento, gli uomini che hanno preso parte a tali massacri possono essere considerati eroi o santi. Le loro vittime, però, hanno pari diritto ad essere considerate martiri della parte massacrata, e a considerare eroi i loro leaders o capi.

Gli uomini, di fronte agli orrori che i conflitti armati e i conflitti di interesse comportano, hanno il diritto di mantenere la loro sanità mentale. Questo loro diritto fa parte del loro più generale diritto alla felicità. Essi possono quindi:

pensare di agire per il bene dell’umanità;
autoconvincersi di essere dalla parte dei buoni;
considerare inevitabile la propria iniquità;
pensare di essere nel giusto;
obbedire passivamente agli ordini;
rimuovere le conseguenze delle proprie azioni.

Tutti gli uomini hanno il diritto di provare buoni sentimenti.

“I poeti possono essere dei costruttori di vulcani”. Ascolta su Radioraitre, la lettura delle poesie I GESTI,  POLVERE,  IL CORTEO  e l’intervista a Carlo Bordini

Notizie sull’autore. Militante trotskista negli anni sessanta, è divenuto ricercatore presso il Dipartimento di Studi storici dell’Università La Sapienza di Roma. Influenzate da certe opere di Eliot, Guido Gozzano e soprattutto da Apollinaire, le sue poesie possono essere chiamate “poesie narrative”. Già nel 1975 Enzo Siciliano lesse un’opera «densa di notizie così specifiche che sono ancora sorpreso di averle trovate con tanta tempestività». La sua ultima raccolta di poesie Sasso, è stata pubblicata da Scheiwiller nella collana Prosa e poesia diretta da Alfonso Berardinelli.

Nel 1976, ha scritto su Pier Paolo Pasolini il saggio Un coraggio a metà. Sempre negli anni settanta, ha curato insieme a Antonio Veneziani il volume Dal Fondo la poesia dei marginali. Nel 1981, ha curato la prima edizione di Appunti sparsi e persi di Amelia Rosselli, Reggio Emilia, Cooperativa Aelia Laelia (1966-1977).Il suo primo libro in prosa, Manuale di autodistruzione, è stato subito tradotto in francese. Carlo Bordini è anche l’autore del romanzo Gustavo (Avagliano, Roma 2006). Ha curato insieme ad Andrea di Consoli il volume Renault 4, Scrittori a Roma prima della morte di Moro (Roma, Avagliano, 2007), in cui ha scritto il testo “La Zona grigia”.

Le sue opere sono tradotte in spagnolo, svedese e soprattutto in francese. In Francia gli è stata dedicata una lunga intervista sulla rivista Europe. Ha scritto postfazioni per Daniela Negri, Mauro Fabi e la poetessa spagnola Guadalupe Grande. Collabora con L’Unità, con la rivista Poesia e con altre testate giornalistiche. È stato l’unico poeta italiano ad essere ospitato al Festival de Poesia Nicaraguese in febbraio 2008 e al Festival de poesia de Bogotà in maggio. Dopo questi viaggi, ha scritto Non è un gioco, appunti di viaggio sulla poesia in America latina (Luca Sossella, Roma, 2009) in cui definisce la poesia “un piatto povero”. Scrive lui: “In Colombia la poesia è importante e non è avulsa dalla società. Forse sarebbe più giusto dire semplicemente che in Colombia la poesia è importante. Il resto viene da sé.”



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