A Natale mi è capitato di venire a conoscenza di un fatto ”sgradevole”, diciamo così. Un’amica è venuta a trovarmi a casa col suo nipotino di 12 anni. Alla mia domanda su cosa gli avesse portato Babbo Natale il ragazzino si è bloccato e, intimorito, mi ha risposto: niente. Non contenta l’ho incalzato: non è possibile, forse hai avuto dei soldi? “No, niente” è stata la risposta e si intuiva il suo imbarazzo. La mia amica ha preso la parola riferendomi che i genitori avevano deciso di non fargli regali per punirlo dei suoi scarsi risultati scolastici. Il ragazzo si è fatto piccolo, piccolo, ed è rimasto zitto.
Io ho provato un dolore acuto e una grande rabbia! Proprio qualche tempo prima la zia mi aveva chiesto se avessi potuto vedere il nipote perchè sospettava qualche problema di apprendimento (2^ media). Invece i genitori non avevano voluto. Ok, liberissimi (o quasi!), ma che tristezza vedere il giorno di Natale un ragazzino punito per qualcosa che, a mio parere, non si è cercato nemmeno di capire il perchè!
Intanti leggo quello che oggi pubblica IGN riguardo al dono della calza della Befana::
“Carbone e altre brutte sorprese nella calza – spiega il pediatra Italo Farnetani- finirebbero per mortificarli e minare la loro autostima, limitando il loro diritto a essere felici. Non esistono bimbi cattivi. Se il piccolo è aggressivo o violento, vuol dire che c’è qualcosa che non va nel contesto in cui vive. Perciò i genitori dovrebbero interrogarsi al riguardo, capire il disagio piuttosto che impartire una lezione che guasterà una giornata che per i bambini dovrebbe essere di piena e indiscussa felicità.”
Spero che noi adulti smettiamo di usare la pedagogia nera con lo scopo di sottomettere i bambini, invece di cercare semplicemente di capirli!