Pubblicato: 13. 01. 2014 Commenta
Anche la seduta di venerdì dei principali indici europei ha visto oscillazioni e tentativi di risalita che alla chiusura si sono poi ridimensionati, secondo il leit-motiv delle giornate precedenti. L’indice americano SP500, da parte sua, ha vissuto la sua quarta giornata consecutiva compresa in un fazzoletto di 12 punti, tra 1.831 e 1.843. Non serve altro per capire che in questa fase i mercati non sanno proprio che cosa fare. Da un lato vale l’inerzia rialzista del rally di fine anno 2013, che ha dato un’intonazione generale di ottimismo ai mercati e spinto tutti i guru a pronosticare nuovi successi anche per il 2014. Dall’altro i dati macro della scorsa settimana non sono stati convincenti come quelli passati, ed hanno visto in USA un drastico ridimensionamento della spinta alle assunzioni in dicembre. Venerdì il dato ufficiale sulla creazione di buste paga non agricole per l’economia USA nell’ultimo mese del 2013 si è fermato a quota 74.000, contro i 214.000 posti creati a novembre ed i 196.000 previsti dagli esperti per dicembre. Tuttavia il tasso di disoccupazione è crollato al 6,7% dal 7% precedente, avvicinandosi molto all’obiettivo della FED, che dichiarerà la classica frase “missione compiuta” quando il tasso arriverà al 6,5%. La combinazione di questi dati ci dice una sola cosa: in USA le cose non buttano così bene come si pensa, dato che cresce a dismisura l’esercito degli scoraggiati, che non ricercano nemmeno più un lavoro e pertanto escono dal numero ufficiale dei disposti a lavorare. Il tasso di disoccupazione così migliora, paradossalmente anche senza che aumentino granchè le assunzioni. E’ uno dei classici esempi di come le statistiche economiche possano essere truffaldine e spacciarci come un successo economico quello che è un vero e proprio fallimento sociale, come è in questo caso l’espulsione di un numero sempre maggiore di persone dalla vita attiva. Non è un caso che ciò avvenga anche nel paese che, a detta di tutti, ha saputo meglio degli altri riemergere dalla crisi. Dalla crisi è riemerso il PIL, gonfiato dall’immissione di dollari freschi di stampa da parte della FED di Bernanke, che sono finiti nelle solite tasche che accoglievano quelli prodotti da Greenspan negli anni 2005-2006 e che hanno portato alla dilapidazione del 2008. Non è invece riemersa la condizione di vita degli americani delle classi medio-basse che non riescono più nemmeno a trovar la voglia di cercare i posti di lavoro distrutti dalla crisi. Il miglior emblema di queste contraddizioni è proprio New York, la città al mondo che ospita il maggior numero di milionari (in dollari) ed il maggior numero di homeless (barboni) che affollano le mense delle associazioni caritative. Ma torniamo al fatto che i mercati azionari hanno perso molto dello smalto che ci hanno sfrontatamente mostrato tra Natale e Capodanno. Ad inizio anno molti vanno a cercare varie correlazioni che possano aiutare a formarsi delle aspettative sull’andamento dell’anno borsistico. Uno dei barometri usato è l’andamento dei primi 5 giorni di Borsa dell’anno. Si è notato che vi è una forte correlazione tra l’andamento dei primi giorni dell’anno, l’andamento del primo mese e l’andamento dell’intero anno borsistico. Assai spesso la direzione che assumono i primi 5 giorni di borsa ed il mese di gennaio vengono replicati dall’andamento dell’intero anno. Se guardiamo solo a quel che è successo negli ultimi 10 anni (2004-2013) sull’indice SP500, ben 8 volte su 10 l’andamento dei primi 5 giorni ha anticipato quel che sarebbe successo nell’intero anno; 7 volte su 10 lo ha fatto l’andamento del mese di gennaio, mentre addirittura nell’86% dei casi, in cui sia i primi 5 giorni dell’anno che il mese di gennaio hanno avuto lo stesso segno di marcia, l’anno si è concluso nello stesso modo. Come affidabilità previsionale non c’è male, anche se sono terrorizzato dal timore che mi venga chiesta una motivazione logica di tale comportamento. Infatti non ne ho la minima idea. Prendo semplicemente atto che succede in modo assai più ricorrente di quanto non consenta la casualità. A questo punto del cammino delle borse non siamo ancora in grado di sapere come si concluderà il mese di Gennaio. Tuttavia sappiamo già come si sono conclusi i primi 5 giorni di borsa per l’indice SP500: l’andamento è stato negativo. Ai rialzisti non resta che sperare che Wall Street nella parte restante del mese di gennaio si riprenda in modo da portarsi a chiudere il mese al di sopra di 1.848 punti, annullando così il vaticinio negativo dei primi 5 giorni dell’anno. Intanto però la ritrovata prudenza dei mercati pare giustificata.
Promozionale