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I due errori di Montezemolo.

Creato il 20 agosto 2011 da Cristiana

I due errori di Montezemolo.Rifuggo a gambe levate dalla levata di scudi contro Luca Cordero di Montezemolo pur augurandomi, allo stesso tempo, che non scenda mai in politica.

In questa sua intervista ci sono due cose secondo me inaccettabili e di certo – come sento dire a qualcuno – non certo il fatto che sia ricco (o straricco) e faccia parte del ceto altissimo del nostro Paese.

Gli riconosco elevate qualità tra cui la più evidente quella di saper costruire una squadra nel senso di avere l’istinto innato ad assemblare collettivi funzionanti, che di questi tempi è una qualità rara.

Se LCM metterà questa sua dote al servizio del Paese senza farci trovare il suo faccione sui manifesti elettorali farà un ottimo servizio al Paese.

E ritengo, persino, che sulle settore ferroviario abbia ragione. Se ci fosse concorrenza come c’è nel settore aereo i cittadini non potrebbero che giovarsene. Non è lì che voglio contestarlo, anzi. Quello è il parere di un investitore e va ascoltato.

Le due cose che non posso, però, accettare:

1) che riduca i “politici” in un’unica categoria fallimentare sparando a zero su governo e opposizione come se non ci fossero differenze. E questo sì mi ricorda la discesa in campo di B. e mi evoca una forma di grillismo che demolisce tutto, come se non ci fosse nulla da salvare. Meglio sarebbe dire che ci sono male marce in politica come in ogni categoria dove girano soldi e potere passando anche per medici avvocati e, glielo comunico, imprenditori. Ed anche tra gli operai, anche se a sinistra non si può dire.

2) che si arrenda anche lui sulla questione delle aziende pubbliche e propenda per privatizzazioni e vendita di patrimonio immobiliare, tra l’altro dimenticando l’esito del recente referendum sull’acqua.

Ora se al punto n°1 sono frasi di un cittadino italiano che chiede alla politica di migliorarsi, le condivido. Lo stesso PD se non si dà una mossa a liberarsi di coloro che gestiscono il potere da anni e quindi incancreniscono la possibilità di ricambio in politica – che significa menti fresche e libere da dinamiche di potere che a loro volta promettano di stare il meno tempo possibile garantendo il ricambio continuo – è destinato a rattrappirsi.  Se quelle parole, invece, sono terrorismo psicologico della serie sono tutti incapaci e ladri, ora arrivo io e vi faccio vedere, rispedisco al mittente con forza. Mi auguro che l’esperienza di Italia Futura dove ci sono moltissimi giovani di “area PD” (o che sarebbero di area PD se il PD fosse se stesso e non altro), ovviamente non “usati” dal PD, serva al Paese e non al candidato Luca Cordero.

Sul punto n°2 si gioca e si deve giocare, a mio avviso, il futuro della sinistra italiana. E’ capace la sinistra italiana, una volta andata al governo, di dimostrare che le aziende pubbliche possono essere gestite in modo efficiente? Come detto più volte in queste settimane (in occasione delle nomine nelle partecipate romane) resto basita dall’inettitudine, per lo meno di quelli a me noti, dei manager pubblici. Sconosciuti strapagati nominati dalla politica e dei quali nessuno viene mai chiamato in aziende private (e domandiamoci perché).

Non è un mistero, basta studiare, che la maggior parte dei manager usciti da Fiat e allevati nell’era Marchionne, ora siano ai vertici di aziende stranieri, WV compresa. Può anche far storcere il naso ma è la verità. In ogni caso a me piacerebbe che proprio questa nuova tradizione manageriale seria, alla quale Montezemolo ha partecipato attivamente, degli ultimi dieci anni fosse vista dalla sinistra come un’opportunità per risollevare le sorti delle aziende pubbliche. Allora sì che chiederei consiglio e collaborazione a Luca Cordero di Montezemolo. Ed è qui che si gioca il futuro della sinistra. Riuscire a riconoscere il merito, che non è l’eccellenza del singolo, ma è la buona gestione del pubblico chiamando a sé i migliori del settore. Imprese che funzionano sono imprese che non falliscono. Imprese che non falliscono non vengono vendute ai privati ai quali eviterei di demandare, nel nostro Paese, la gestione dei servizi di pubblica utilità.

Usare il pubblico per piazzare gli amici o i burocrati di partito significa solo scegliere scientemente di andare verso la privatizzazione di urgenza. La peggiore, perché comporta pure la svendita del patrimonio pubblico e quindi pochi soldi “a toppa” allo Stato e molto vantaggio a pochi. Quindi chi si riempie la bocca di “pubblico” e poi lo usa è in mala fede e sarà il responsabile delle privatizzazioni eventuali.

E non so nemmeno quanto tempo abbiamo per farlo.

Il tempo è poco.


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