Oggi invece parliamo di un altro luogo di Venezia, dove la peste si abbattè con particolare ferocia, mietendo centinaia di vittime. Ma stranamente, in questo luogo, erano solamente i bambini a morire, per un oscuro disegno che non trovava soluzione.
Ci troviamo nell'antico Ghetto di Venezia, luogo già di per sè magico, per la sua storia tormentata che sembra scritta su ogni pietra e ogni calle che ci trova.
E quando ho appreso questa storia, leggendola da quella che si può considerare la "bibbia" del mistero di Venezia, che è la bibliografia vastissima e ricchissima di Alberto Toso Fei, non ho potuto fare a meno di raccontare questa vicenda.
Inutilmente egli cercava nei suoi libri una risposta alle domande che sempre più spesso si sentiva rivolgere dalla comunità, ma non trovava nulla. Una notte però, mnetre stava riposando, ecco che gli apparve in sogno il profeta Elia, che gli disse di alzarsi e seguirlo.
In men che non si dica, il rabbino seguì l'apparizione, che lo condusse, fluttuando nell'aria e sopra l'acqua della laguna, fino al Lido, dove ha sede il beth-chaim, il cimitero ebraico di Venezia. Qui il rabbino vide gli spiriti dei bambini morti di peste che correvano di qua e di là, giocando e danzando tra le tombe, avvolti nel tachrichim, il tradizionale telo funebre.
Il discepolo, pur spaventato, obbedì. Quella stessa notte si recò al cimitero, si mise in attesa e, come gli aveva preannunciato il rabbino, a mezzanotte vide i bambini che uscivano dalle tombe e si mettevano a giocare. Allora, facendosi coraggio, il discepolo uscì dal suo nascondiglio, si avvicinò a un bambino che giocava davanti a lui e gli strappò di dosso i teli mortuari, fuggendo poi a casa del rabbino.
All'inizio il piccolo non volle rispondere, ma poi, vista la fermezza del rabbino, rispose che la causa di tutto era una madre, che aveva ucciso il figlio appena nato. Poi, riavuti i suoi veli, tornò al cimitero per coricarsi con gli altri piccoli e guadagnare il sonno eterno.
Avendo finalmente chiaro il problema, l'indomani il rabbino convocò i capi della comunità e ordinò che gli fosse condotta la donna che aveva commesso l'infanticidio. La donna confessò il terribile delitto, e fu quindi affidata alla giustizia. Da quel momeno cessò la misteriosa moria dei bambini ebrei, e fino alla fine dell'epidemia sembra che nessun altro abitante del Ghetto morì di peste.