Magazine Lavoro
Niente democrazia per abolire i diritti. Potrebbe essere questo lo slogan di quanto sta avvenendo intorno alla riforma del mercato del lavoro. Il governo Monti ha imposto la fiducia sul disegno di legge Fornero che riscrive molte regole fondamentali del mercato del lavoro e dei diritti dei lavoratori, spostando brutalmente i rapporti di forza a favore dell’impresa. La precisazione dovuta è che il governo Monti si avvale della gentile collaborazione del PD, del PDL e dell’UDC. Per dirla meglio, si tratta di una servile collaborazione. Un esempio? I requisiti per la conversione del rapporto di collaborazione con partita iva, in contratto di lavoro dipendente.
Le regole pensate dalla ministra Fornero sono sembrate troppo rigide a Tiziano Treu (PD) e Maurizio Castro (PDL). Secondo la Fornero, se un lavoratore ha ad esempio una postazione fissa in azienda, ha un contratto che dura più di sei mesi, riceve da una certa impresa più del 75% del proprio reddito, siamo di fronte ad una falsa partita iva che deve essere assimilata al rapporto di lavoro dipendente. Ragionevole? Non per Treu e Castro, secondo i quali queste condizioni sono troppo vincolanti. Ed arriva l’emendamento: non vengono assimilate a contratti di lavoro le collaborazioni con compensi inferiori a 18.000 euro. Come dire: più sei sfruttato, meno sei garantito. Per inciso, questo emendamento PD-PDL, peggiorativo della riforma Fornero, è passato. Tanto per spiegare che il contenuto di questa vera e propria controriforma del lavoro, non è solo frutto del cinismo dei tecnici, ma anche del calcolo politico del trio PD, PDL, UDC, così sensibili ai richiami degli industriali. Si poteva pensare, in uno scenario simile, di sentire anche soltanto timide voci che richiamassero al rispetto della democrazia parlamentare, specie per approvare un disegno di legge che modifica profondamente i rapporti di lavoro? Certo che no. E perciò era scontata la manifestazione di servilismo nel confronti del governo dei tecnici: ddl blindato, voto di fiducia accettato e controriforma approvata con i voti di PD, PDL e UDC.
La precarietà che non consente ai giovani di progettare il proprio futuro? Tutto come prima: rimangono oltre 40 possibili rapporti di lavoro; i contratti a tempo determinato? Continueranno ad essere la normalità in Italia ed anzi viene cancellato l’obbligo di motivare il termine del contratto, così, tanto per dare maggior libertà di utilizzo all’impresa; l’articolo 18? Praticamente cancellato, con la stessa naturalezza con cui si potrebbe cancellare un codicillo inutile, ed invece è un diritto fondamentale conquistato con dure lotte delle lavoratrici e dei lavoratori. Dice il governo che sono provvedimenti necessari alla crescita. Dice che altrimenti le imprese non investono ed anzi scappano. Dice la Fornero che questa controriforma è necessaria per «favorire l'occupazione di giovani e donne, ridurre stabilmente il tasso di disoccupazione strutturale e creare più produttivo il lavoro». Tutto falso: molti dati ufficili mostrano il contrario, ma PD, PDL e UDC dicono di crederci e votano la fiducia. E noi che ci meravigliavamo del voto alla Camera sul caso “Ruby nipote di Mubarak”...
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