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I fantastici (o fantasiosi?) effetti del "Giobatta": diminuiscono i disoccupati (ma solo dalle statistiche)

Creato il 02 febbraio 2016 da Tafanus

I fantastici (o fantasiosi?) effetti del
Una circolare di fine dicembre depotenzia i centri per l'impiego a vantaggio delle agenzie interinali private. Ma elimina anche l'obbligo di iscriversi alle liste di disoccupazione per ottenere i sussidi. Risultato: secondo la ricercatrice Marta Fana "si può ipotizzare che diminuirà la quota di soggetti che cercano lavoro". Con un impatto positivo sulle rilevazioni ufficiali

Una quota di disoccupati rischia di sparire dalle statistiche Istat. E non perché hanno trovato un posto, ma solo grazie a un cambio di regole nei servizi per l'impiego, deciso dal ministero del Lavoro. La disposizione è contenuta in una circolare approvata a fine dicembre che recepisce le direttive fornite dal Jobs act. E che, segnalano gli addetti ai lavori, avrà anche l'effetto di depotenziare il ruolo dei centri per l'impiego, a vantaggio delle agenzie interinali private.

Ma andiamo con ordine. Finora l'accesso alle prestazioni sociali era legato all'iscrizione alle liste di disoccupazione presso i centri per l'impiego. Ora, con la circolare del ministero, per ottenere i sussidi, basterà produrre un'autocertificazione per dichiarare il proprio stato di inoccupato, cioè di persona priva di impiego, ma non necessariamente in cerca di occupazione.

"Si può ipotizzare che diminuirà la quota di soggetti che cercano lavoro, non avendo più l'obbligo di dichiarare la propria disponibilità a lavorare per ottenere le prestazioni sociali", spiega Marta Fana, dottoranda in Economia a SciencesPo Paris e collaboratrice de Il Manifesto. Fana, va ricordato, è colei che per prima ha segnalato l'errore del ministero del Lavoro sui numeri relativi ai contratti stabili ad agosto. Insomma, se i senza lavoro decideranno di dribblare il sistema dei centri per l'impiego, allora l'Istat potrà registrare un calo dei disoccupati. Senza che i disoccupati siano calati veramente [...]

(da un articolo di Stefano de Agostini sul "Fatto Quotidiano")

Oggi lo stesso giornale scrive, in un ARTICOLO NON FIRMATO :

A dicembre dello scorso anno gli italiani con un posto di lavoro erano 22.470.000, 21mila in meno (-0,1%) rispetto a novembre 2015 ma 109mila in più (+0,5%) se si confronta il dato con quello del dicembre 2014. Il risultato, rileva l'Istat che martedì mattina ha diffuso i dati mensili provvisori sul mercato del lavoro, deriva da un aumento di 135mila unità dei dipendenti a tempo indeterminato e di 113.000 di quelli a termine, in parte compensato dal calo di 138mila unità degli indipendenti. Il tasso di occupazione rimane invariato rispetto a novembre al 56,4% mentre quello di disoccupazione diminuisce di 0,9 punti percentuali, a 11,4%. I disoccupati scendono a 2,89 milioni, 254mila in meno su dicembre 2014.

Per ottenere quei 135.000 posti fissi in più, che sono il saldo tra assunzioni e licenziamenti avvenuti nei 12 mesi, le casse dello Stato hanno però sborsato 1,8 miliardi. Cioè la cifra che il governo ha stanziato nella legge di Stabilità 2015 per gli sgravi contributivi destinati alle nuove assunzioni stabili, sgravi entrati in vigore l'1 gennaio dello scorso anno e sfruttabili fino a un tetto massimo di 8.060 euro l'anno per ogni assunto. A fronte di questo esborso, il risultato è deludente rispetto alle attese di Palazzo Chigi e del Tesoro: il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan il 19 ottobre 2014 aveva affermato di attendersi "almeno 800mila posti di lavoro a partire dal 2015 per tre anni", cioè in media 260mila all'anno. E occorre tener presente che dal 2016 l'ammontare massimo dello sgravio è diminuito da 8.060 a 3.250 euro annui [...]

...dunque, riepiloghiamo la lista delle "meraviglie strombazzate del "Jobs Act" (una fantastica iniziativa meno costosa della "marchetta 80 euri", ma anche - e per fortuna - meno costosa):
    -1) Per ottenere quei 135.000 "posti fissi" in più, sono stati spesi 1,8 miliardi di euro, cioè - calcolatrice alla mano - 13.333 € in incentivi per ogni posto di lavoro. Praticamente questi "fortunati" lavoro per Brambilla, ma lo stipendio a Brambilla viene quasi totalmente rimborsato dal renzino (cioè da noi);
    -2) Lavoro a "tempo indeterminato "sticazzi": entro i tre anni dall'inizio del rapporto "a tempo indeterminato", il "donatore" di lavoto può licenziare il malcapitato in qualsiasi momento, e senza neanche dire perchè. Perchè si... (almeno una volta c'era il deterrente dell'art. 18... ma si sa, per il Renzino l'art. 18 era un fossile della prima repubblica. Esattamente come per tutti i partiti di centrodestra, attenti agli interessi dei padroni delle ferriere...
    -3) "Tutele crescenti" sticazzi. Ecco cosa dice la legge, sfrondata dall'abituale, vomitevole storytelling del cazzaro:
E ora cerchiamo di separare i fatti dalle pugnette:

Contratto a tutele crescenti: cos'è e a chi si applica? - Partiamo dal definire cosa si intenda con contratto a tutele crescenti. Il contratto a tutele crescenti è la nuova forma contrattuale a tempo indeterminato introdotta con il Jobs Act e disciplinata dalle disposizioni contenute nel Decreto legislativo n. 23 del 4 marzo 2015.

Tali disposizioni si applicano:

fantastici fantasiosi?) effetti
ai lavoratori assunti a tempo indeterminato dal 7 marzo 2015;
fantastici fantasiosi?) effetti
ai lavoratori che dal 7 marzo 2015 hanno avuto trasformato il contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato;
fantastici fantasiosi?) effetti
agli apprendistati che sono stati qualificati dal 7 marzo 2015.

Contratto a tutele crescenti e licenziamento: cosa cambia? - Il decreto, come anticipato più sopra, introduce un nuovo regime di tutela per i casi di licenziamento illegittimo permettendo una maggiore flessibilità in uscita del lavoratore dall'azienda e togliendo la discrezionalità al giudice.

Con il contratto a tutele crescenti, infatti, viene previsto un indennizzo economico di importo prevedibile e crescente sulla base dell'anzianità di servizio del dipendente.

A quanto ammonta l'indennizzo previsto in caso di licenziamento illegittimo? - Tale indennizzo è pari a due mensilità per ogni anno di lavoro.

Afferrato il concetto? Le "tutele crescenti" dicono che nei casi normali non è più previsto il reintegro; cha l'indennizzo dovuto dal "donatore di lavoro" è di due mesi per ogni anno di anzianità. In altri termini, è di un mese all'anno in più rispetto al TFR (trattamento di fine rapporto) che non aveva significato di indennizzo, ma di risparmio forzoso.

Chi paga il mesetto in più? Renzi, attraverso la marchetta del Giobatta, non il donatore di lavoro. Infatti gli 8.060 euro di incentivo per l'assunzione o la trasformazione di rapporti di lavoro precari in "rapporto di lavoro a tempo indeterminato e tutele crescenti" fa entrare nelle casse del padrone delle ferriere 11.310 € per due anni di lavoro. Se dopo i due anni il "sciur parun da le bele braghe bianche" decide di licenziare, avrà un maggior costo, rispetto al regime precedente del TFR, di due mensilità (una per anno di lavoro in più rispetto al TFR).

Ora, mi dice la calcolatrice del cinese, un fortunato che abbia uno stipendio di 1500 euri al mese, se licenziato dopo due anni, costerà al sciur parun 3.000 euro in più del vecchio TFR, ma avrà avuto in regalo dal renzino 11.310 euri. Guadagno netto: 8.310 euri.

OK, il prezzo è giusto.

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