I Fascio-leghisti

Creato il 26 aprile 2011 da Elenatorresani

Mister Magoo is against fascism

Il mio 25 aprile è cominciato con la ricerca di un paio di mutandine rosse da legare a fiocco intorno alla pettorina di Mister Magoo, per celebrare come si deve il nostro essere antifascisti già dalla passeggiata di primo mattino. A pranzo ho festeggiato con una primizia: il primo prosciutto e melone della stagione, perché anche il palato potesse celebrare questa giornata nel modo migliore.
Poi però mi sono collegata a Facebook, e ho scoperto che la celebrazione ufficiale nella Piccola città di C. è finita a fischi e spintoni. Il Sindaco ha voluto ricordare anche le vittime fasciste, vittime degli stupri de delle violenze dei partigiani: lo ha fatto col sorriso sulle labbra. La cosa triste, tristissima, è che i cittadini sono caduti nella sua trappola, e anziché andarsene, sono arrivati al contatto fisico, cadendo automaticamente dalla parte del torto senza esserlo di fatto.
L’intervento del Sindaco di C. è solo uno dei tanti tentativi nazionali di revisionismo etico – e non storico, dato che alcuni partigiani qualche cazzata l’hanno fatta – per alleviare (come se fosse possibile) la vergogna del fascismo. Per dire: “Lui ha rubato un pezzo di pane, quindi io sono un assassino meno assassino”.
In Italia funziona così.   Ma il problema è un altro. Riporto qui una pezzo dal blog di Concita De Gregorio:
“A Milano «le Brigate rosse in procura» e, a Roma, le squadracce fasciste che augurano «buona pasquetta» per farsi beffe del 25 aprile. Direte: sono manifesti messi da qualche cretino. Vero, ma solo qualche anno fa non si sarebbero permessi. I cretini escono in massa allo scoperto perché si sentono tutelati, spalleggiati e in fondo approvati. Si specchiano in chi ci governa e improvvisamente non hanno più vergogna né paura, anzi, al contrario: sono tracotanti e rumorosi. Si sentono dalla parte di chi ha vinto, salgono sul carro. Alcuni sono solo cretini, e pazienza. Altri sono sul crinale del crimine e a volte oltre, ci sono cose che non si possono fare non perché non sta bene o perché si offende qualcuno ma perché è proprio un reato. Apologia di fascismo, per esempio. Altri ancora sono applauditi e saranno probabilmente eletti, così da chiudere il cerchio fra rappresentanti e rappresentati.”
Ma i leghisti sono guardinghi, e si tengono sempre sul filo del crinale, ben attenti a non cadere apertamente nell’illecito. Soprattutto perché la Lega oggi accoglie nel suo interno moltissime persone che si dichiaravano apertamente fasciste fino a qualche anno fa, e che ora sono salite sul carro vincitore  per rientrare finalmente nelle istituzioni ed essere nuovamente legittimati: con evidente successo.
Lungi dall’espellerle, la Lega li coccola, li tutela e spesso li fa eleggere.
Il legame forte tra queste due correnti politiche è la xenofobia: non si parla ancora apertamente di superiorità della razza padana, ma si parla già dell’ipotesi di dover magari un domani sparare ai “clandestini”.
Il punto di rottura è ovviamente l’orientamento nazionalista e statalista del fascismo, in contrasto con la matrice regionale e locale del leghismo: ma al nord non è importante. Le ideologie sfumano di fronte al potere, lo si vede quotidianamente.
Se poi l’esercito, i carabinieri e la polizia sono troppo nazionalisti (e pieni di terroni), ci si rifà localmente con le ronde e con la polizia municipale. Dotandoli magari di manganelli ed equipaggiamenti anti-aggressione, li si porta a presidiare le stazioni ferroviarie per controllare che nessun clandestino arrivi nel paesello o li si dedica ad altre attività di grande crescita comunitaria e civile.
Dal punto di vista religioso, ci si avvinghia alle radici cattolico-cristiane del popolino, come doveroso baluardo contro il pericolo islamico: peccato che, in linea di massima, il leghista è un sanguigno peccatore, un solerte bestemmiatore e un incolto eccellente (in materie religiose soprattutto). Il cristianesimo è per la Lega un vuoto vessillo, ma nella stagione del vuoto mentale è tutto perfettamente contestualizzato e coerente.
I nuovi fascismi rischiano di essere, così infiltrati, molto più pericolosi di quelli aggrappati alla svastica: perché sono camuffati, attenti, lenti e istituzionalizzati. Con la fascia del tricolore appoggiata alla spalla, fomentano l’odio e la tensione sociale col sorriso sulle labbra, il chewingum in bocca, il culo al caldo e il cervello ignorante.
Da quello che vedo, però, l’altra parte dell’Italia – quella sana – non mette in campo strumenti intelligenti di contrasto, cade nelle trappole e resta senza parole e senza antidoti.


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