E se è indubbio che è giusto considerare la curiosità la più pericolosa di tutte le risorse umane, occorre ammettere che è proprio essa che ci spinge al progresso, alla scoperta, che ci trascina verso l'ignoto. Senza la curiosità, l'umanità sarebbe rimasta all'età della pietra.
Nient'altro che la curiosità è la molla di Fatti di cronaca di Andrè Gide, singolare libriccino pubblicato dalla Sellerio diversi anni fa e da me pescato una settimana in una bancarella di libri, tra moltissimi altri (in fondo, ancora la curiosità all'opera).
La curiosità, è questa la molla, questa volta messa al servizio di fatti di cronaca che, presentati nudi e crudi, non spiegano nulla, al massimo un come, mai un perché. E il cronista, colui che è chiamato a raccontarli, quei fatti, può essere anche particolarmente attento e scrupoloso, può abbondare in dettagli e verificare a fondo ogni circostanza, ma quella domanda rimane sempre.
E' la domanda che spesso ha accompagnato André Gide, nella sua vita piena di molte cose: durante la sua esperienza come giurato alla corte di assise di Rouen, ma anche come curatore di una collana di casi giudiziari pubblicata dal Gallimard con il tutolo - eloquente quanto mai - di Ne juges pas,non giudicate.
E ora questi piccoli, eclatanti fatti di cronaca raccolti in queste pagine. Delitti terribili, o suicidi che lasciano sgomenti: comunque atti criminali a cui manca una spiegazione, un interesse, un vero movente.
Troppo facile ammazzare per denaro, uccidersi per una malattia. Ma che cosa c'è dietro questi atti "disinteressati"?