C’è una strana inversione del senso di realtà: gli eventi effettivamente accaduti ufficialmente non sussistono , mentre quelli di pura fantasia sono trattati come se fossero scolpiti nel granito più duro. Berlusconi che ha imposto al Paese e al Parlamento di credere che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak, realizzando brillantemente uno dei punti più bassi della storia italiana dopo il cavallo fatto senatore da Caligola, si fregia della completa assoluzione, mentre ci si occupa delle balle sulla flessibilità come se esistesse veramente la possibilità di strapparla e come se non si trattasse comunque di virgole in più o in meno dentro un disastro economico senza precedenti.
Un ribaltamento che tuttavia ha la stessa radice: l’assoluzione di Silvio prende per buone le ridicole rimostranze del medesimo e del suo entourage di puttanieri e relative accompagnatrici riguardo all’età della ninfetta marocchina e fa cadere la concussione sulla base, ahimè fin troppo vera, della sudditanza nei confronti del potere dell’apparato dello Stato i cui “servitori” non hanno bisogno di essere minacciati per ubbidire anche contro la legge. Si tratta per inciso di quella stessa burocrazia che rappresenta il capro espiatorio della cialtroneria politica e che viene venduta come il fronte di resistenza delle riforme. La possibilità di spacciare per concrete le aspettative vuote con cui Renzi si balocca esibendo la sua euro bullaggine dipende poi dalla sudditanza dei media al potere politico, l’attitudine inveterata a reggere il moccolo delle menzogne.
La prima delle quali è che Renzi, di fatto confezionato e “consigliato” dalla Merkel ai disgraziati italiani sia in grado di battere i pugni sul tavolo: non ne ha né le capacità, né la volontà e sebbene venga disegnato come callido e astutissimo è caduto con tutti e due i piedi nella trappola della cancelliera che ha dato il via libera all’operazione 80 euro (anzi pare che l’idea sia nata proprio a Berlino) facendo intendere che dopo ci sarebbe stata comprensione per la spesa che comportava. Ma poi passate le elezioni, eletto Junker, gabbato il Renzi. che era con la mano tesa a chiedere un’elemosina più che altro mediatica. Una situazione che peraltro l’ex sindaco di Firenze può gestire benissimo, comunque assai meglio dei suoi predecessori: Monti poteva andare in rotta di collisione con gli interessi del Paese in virtù dell’accecamento ideologico liberista, ma non riusciva a trasmettere fiducia se non a quelli che condividevano i suoi incubi dogmatici, Letta poteva farlo alla luce dello spirito di casta e della sua sopravvivenza, ma comunicava insicurezza, Renzi può tranquillamente fare il servo fuori e lo spaccone in casa.
Per cui di fronte al nein sulla flessibilità nel frattempo divenuta una panacea da semplice placebo che era, di fronte ai dati sempre più allarmanti sulla disoccupazione, sul debito pubblico, sulla moria di aziende e sul Pil in crescita nulla, riesce a dare la sensazione di essere l’ultima speranza invece di rivelarsi come l’ultimo catastrofico errore di un Paese che ha perso la testa dopo aver sniffato chiacchiere per troppo tempo. Buon per lui che così può accreditarsi come l’uomo a difesa degli assetti finanziari, monetari e di potere continentali fingendo di cambiare verso. E che per svolgere al meglio il suo compito ha assolutamente bisogno della complicità dell’assolto Berlusconi, con cui condivide profonde affinità elettive, senza rischiare di arrivare alle urne prima di aver blindato il sistema politico con il senato delle impunità e l’Italico porcellum. Non è molto diverso dalla faccenda della nipote di Mubarak: è solo questione di sapere in che posizione sta il pelo.