La mattina del 2 agosto di 35 anni fa ero alla stazione di Bologna tra i calcinacci e l’orrore, inseguito dalle “Autorità” che sostenevano si fosse trattato dell’esplosione di una caldaia. Un voler prendere tempo che mi è sempre parso assurdo e per questo sospetto dando tempo agli attentatori di sparire e coprire le proprie tacce. Ma almeno avevo una certezza: chiunque avesse messo la bomba non avrebbe prevalso, mandanti, grossisti di morte ed esecutori alla fine non avrebbero ottenuto il proprio scopo.
Purtroppo avevo torto perché quella strage, frutto di un tentativo di condizionare in senso autoritario la democrazia italiana, pensato, organizzato, realizzato nell’amplesso fra banchieri di dio, P2, servizi segreti deviati ed estremisti di destra, coperture politiche indirette fornite dai cavalli di razza della Dc della scuderia amerikana, ha pienamente ottenuto lo scopo che si prefiggeva. E’ forse per questo che l’epigono di questo disegno, ovvero Matteo Renzi ” si è comportato molto male” secondo l’associazione familiari delle vittime e ha eluso tutte le assicurazioni date l’anno scorso: “Nessun governo, in 35 anni, s’era mai permesso di far promesse senza mantenerle. Sono venuti dicendoci che ci sarebbero stati una corsia preferenziale per l’introduzione del reato di depistaggio e risarcimenti per i familiari. Non sono stati fatti e la direttiva del premier sulla declassificazione degli atti sulle stragi viene applicata in maniera lacunosa”.
Nonostante questo il Pd vorrebbe attribuirsi in qualche modo il monopolio della memoria e ha cercato goffamente di impedire che alla manifestazione di oggi partecipasse un parlamentare dei 5 stelle, per “evitare strumetalizzazioni”. Mentecattismo molesto nel migliore dei casi perché non si può non rilevare la pochezza dell’argomento che del resto lascia trasparire code di paglia lunghe come anaconde. Comunque sia, è chiaro che Renzi sta realizzando punto per punto il Piano di rinascita democratica del venerabile maestro che è la cruna dell’ago di quell’orrore: distruzione dei diritti del lavoro, cambiamento della Costituzione, legge elettorale diretta contro qualsiasi cambiamento di regime, demonizzazione dei sindacati, governo per decreti e per ricatto, emarginazione del Parlamento, concentrazione dell’informazione per via privata.
Sebbene la strage in sé non abbia portato agli eventi di oggi, realizzatisi grazie a logiche diverse e globali, inferse una ferita, spezzò speranze, creò incertezze e paure che hanno reso più facile giungere al drammatico oggi. Quindi non c’è nessuna voglia di rendere giustizia ai morti da parte di chi incarna in sostanza buona parte degli “ideali” autoritari e retrivi che furono il carburante vero dell’attentato. Quindi possiamo dire che Renzi è in qualche modo il figlio di quella strage? No, anche se a scuola aveva come nomignolo “il bomba” semplicemente perché non è nemmeno all’altezza di quel momento. Però è figlio del clima di disarmo politico, di rassegnazione al solo mondo possibile e di rifugio nel “proprio particulare” che deflagrò assieme al tritolo, rendendo psicologicamente accettabile l’incipiente pensiero unico. Che poi quello specifico particulare renziano fosse anche l’ habitat della massoneria reazionaria toscana che ha espresso Gelli, è un puro caso. Così come è un caso che Wolfgang Schäuble sia maestro venerabile della Loggia Der Ring: questi personaggi sono pensati dalle logiche generali e vi adattano secondo il loro tornaconto, non sono in grado di immaginare e progettare in termini di cambiamento e di futuro anche se per contrappasso freudiano hanno sempre questa parola sulla bocca. Sono appunto solo contemporanei, uomini a una dimensione e proprio per questo più pericolosi degli esplosivi.