Dalla dea Dèmetra, secondo un altro mito molto antico, Posìdone ebbe addirittura un cavallo dai piedi umani e dalla criniera azzurra, come si diceva che fossero i capelli dello stesso dio. Questo cavallo, che si chiamava Arìone, fu poi posseduto da Adrasto, re di Argo, e salvò la vita al suo padrone durante la lotta che questo re condusse, con altri, contro Tebe.
Un altro cavallo, Pegaso, dotato di ali, secondo alcuni autori lo avrebbe avuto dalla gorgone Medusa, una delle tre sorelle nate, nei tempi più remoti, da un figlio di Gea e di Ponto, il Mare. Delle tre, Medusa era l'unica mortale e secondo il mito, era una fanciulla bellissima e superba, trasformata per questo, da Atena, in un mostro dalle chiome di serpente. Ai cavalli, del resto, la figura di Posìdone rimase sempre legata; ricorderete che fu appunto il cavallo uno dei due doni che egli fece agli Ateniesi per ottenere il loro culto. La ragione è da ricercarsi, probabilmente, nel fatto che le onde del mare sono sempre state paragonate a cavalli, e noi stessi, oggi, le chiamiamo cavalloni.
La ninfa Thoosa diede al dio un gigante fornito di un solo occhio in mezzo alla fronte, Polifemo, che andò poi a vivere in Italia, in Sicilia o sulle coste della Campania, e, come è noto, fu accecato da Ulisse.
Un'altra ninfa, Melia, fu la madre del crudele Amico, re dei Bebrici, il quale, al pari di Anteo, si divertiva a lottare con gli stranieri che giungevano sulle sue terre e a ucciderli. E non meno sanguinario fu Busiride, figlio della mortale Lisianassa, il quale divenne re d'Egitto e, per liberare il suo paese da una grave carestia, immolava ogni anno uno straniero agli dèi.
Posìdone, tuttavia, ebbe anche numerosi figli molto migliori di questi, destinati a divenire noti eroi della Grecia.
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