I figli unici di Dio

Da Sharatan

“Un individuo non raggiunge l’illuminazione
inventando immagini di luce,
ma portando alla luce l’oscurità.”
(Carl Gustav Jung)

I cabalisti credono che ogni essere umano abbia una indole e un’anima particolari, poiché abbiamo dei tratti che caratterizzano soltanto noi, e che ci definiscono come entità esclusive in tutto l’universo. Le nostre caratteristiche personali sono esteriori ma anche interiori, perciò devono essere riconosciute nella nostra indole, ma anche manifestate esternamente come dei comportamenti e come delle scelte che vengono attuate nel mondo in cui viviamo.
Se facciamo una indagine sui tratti della nostra personalità e sulle tendenze del nostro temperamento facciamo chiarezza sul cammino che percorriamo e sulle impronte che lasciamo nella vita. Mentre viviamo non possiamo fare a meno di cercare quello che la nostra anima, e la nostra vocazione ci invita a riconoscere come prerogative nostre, così che possiamo raggiungere la gioia e la realizzazione nel mondo: l’essere umano, secondo la cabala, è stato creato per ottenere il sommo Bene.
Riconoscere la vocazione della nostra anima equivale a godere e attingere al maggior Bene che ci è stato riservato: è questo che noi dobbiamo sempre credere fermamente, affinché tale realtà si possa realizzare nella nostra vita. Nella cabala non vi è alcun interesse ad analizzare l’aspetto storico delle Scritture poiché, nei cabalisti mistici, vi è la volontà di dare una interpretazione in chiave psicologica e spirituale che possa aiutarci a conoscerci più profondamente.
Secondo i cabalisti l’uomo è stato creato “Bezelem Elohim,” quindi ad immagine e somiglianza di Dio ma, nel mito biblico, si dettaglia molto di più su come viene vissuta la condizione umana, poiché la consapevolezza deve divenire una visione psicologica e morale assai profonda, e una mappa etica interiore che ci possa orientare. Molte persone riescono ad ottenere dei successi nella vita, ma non sono felici, mentre altre persone vivono in condizioni molto meno eccezionali, ma riescono a vivere in modo soddisfacente, poiché ripongono la loro fiducia e la loro stima in sé stessi sapendo apprezzare il proprio valore personale e la propria unicità come anima.
Secondo la cabala è l’impronta della nostra anima che può infondere una luce particolare al mondo, poiché noi e solo noi stessi possiamo impersonare una qualità unica ed irripetibile, perciò diversa da tutte le altre anime. Noi siamo una divinità unica nel mondo e possiamo esprimere questa nostra essenza tramite la nostra impronta animica personale: in questo senso tutti siamo i figli unici di Dio, poiché come noi ci siamo solo noi.
Secondo il rabbino David Gafni, “l’impronta dell’anima è la luce che voi, e voi soltanto siete destinati a far risplendere in questo mondo” infatti non possiamo conoscere il nostro cammino se questa impronta non viene riconosciuta, affinché la nostra Via sia illuminata con una fiaccola che illumina il sentiero che stiamo percorrendo. Ma noi conosciamo veramente noi stessi? Noi conosciamo il senso che stiamo dando alla nostra vita?
Ognuno si costruisce delle filosofie in cui riesce a credere, anche se sono delle verità costruite con dei conglomerati di pensieri che ereditiamo dagli altri: è in queste idealità fittizie che incanaliamo tutta la vita, poiché un orientamento è giusto e necessario per l’essere umano che voglia sentirsi saldo e sicuro. Non è importante se crediamo in degli obiettivi materiali o spirituali, poiché ognuno cerca di dare un senso alla sua vita, infatti tutti devono sapere in quale direzione poter camminare.
Dicono che sapersi porre delle domande sia già un obiettivo encomiabile, in quanto dimostriamo il coraggio di voler conoscere il significato dell’esistenza umana. Victor Frankl diceva che, nell’uomo, c’è la naturale pulsione a cercare il suo significato e il suo valore esistenziale perciò, aldilà del significato che troviamo per vivere la vita, è questa pulsione alla conoscenza profonda che ci guida nel cammino. Ritrovare il nostro originario e autentico significato equivale a conoscere il posto che ci è stato riservato, perciò il posto che è solo nostro nel mondo: ecco l’obiettivo che dobbiamo realizzare!
Nell’uomo vive un forte senso d’isolamento, e ogni sforzo che facciamo equivale al tentativo di ritrovare un senso di fusione con il mondo, perciò ogni nostra azione è rivolta alla ricerca di fusione e di contatti per trovare l’amore e la gioia. Nell’uomo c’è sempre fame di relazioni profonde, perché esse ci tolgono dalla nostra alienazione esistenziale e dalla nostra infelicità essendoci una naturale costituzione umana che è intessuta di unicità.
Nel mito della creazione l’uomo viene condannato all’esilio sulla terra però, nell’interpretazione cabalistica, l’esilio non avviene in un luogo fisico, ma è lo stato emozionale con cui l’uomo vive il suo soggiorno nel veicolo carnale. L’esilio a cui l’uomo viene condannato è la perdita del nostro posto nel mondo, e la solitudine che accompagna questa esperienza è la conseguenza emozionale, perciò viviamo colmi di significati personali che non sappiamo comunicare agli altri.
Nella creazione del mondo, tutte le cose che vennero create furono considerate buone dal loro Creatore, infatti tutte le cose sono poste nel contesto migliore tranne la condizione dell’Adamo originario che era solo: questa è l’unica cosa non buona, poiché l’uomo non è stato creato per vivere isolato. In tutta la realtà materiale vi è una bontà fondamentale ma, nella condizione umana, non vi è alcuna bontà nel vivere soli, infatti gli esseri umani non devono vivere estranei agli altri umani: per superare la sensazione di solitudine, e di mancanza di senso è necessario trovare la connessione e l’unione che ci possa realizzare.
L’essere umano deve procedere verso un “divenire come Essere” in cui si percepisce l’estasi del ricongiungimento con la nostra impronta personale e unica. L’uomo si sente estraniato, poiché è separato e svuotato del suo senso e vive nell’isolamento psicologico e sociale, infatti il nostro mondo riesce a comunicare lasciandoci chiusi e isolati nella nostra solitudine, infatti veniamo dilaniati dalla solitudine degli altri. Nella cabala si crede che la solitudine umana sia l’immagine della solitudine provata da Dio quando si accinse all’opera della sua Creazione perciò, quando ci sentiamo isolati da Dio anche la nostra forza divina si affievolisce.
La solitudine umana è la causa per cui cerchiamo sempre più beni materiali, infatti c’insegnano che l’avere riempie il senso di vuoto che ci rende infelici. L’essere umano anestetizza le sue angosce con la corsa all’accaparramento di cose futili, poiché nell’avere tanto dimentichiamo di ricercare il nostro senso, perciò il nostro “essere.” In tante persone “la fuga dall’essere” diventa una corsa al successo, perciò s’impazzisce qualora ci sentiamo tagliati fuori dal godimento di maggiori quantità di beni materiali, infatti vi è una enorme ingordigia umana che sta fagocitando tutte le nostre risorse.
Il Mahatma Gandhi diceva che il mondo contiene il necessario per tutti i bisogni umani, ma non possiede le risorse necessarie per soddisfare l’avidità di ciascuno, infatti oggi viviamo fagocitando la terra per dimostrare la saggezza di questa verità e la follia della condizione umana. Se “l’essere” è associato ai beni materiali e al successo, allora tutti cercano di avere uno status sociale esteriore che possa suscitare l’ammirazione altrui, tutti cercano un crescente potere con cui affermare il proprio valore personale.
Ma queste sono delle strategie che non soffocano la nostra solitudine, e che non accrescono il senso del nostro valore personale: nessuna di queste strategie illusorie riesce a togliere la nostra sensazione di separatezza. Il problema è che l’uomo ha paura di ammettere e di vivere la solitudine, infatti egli ricerca il successo che lo mette al sicuro dalle sue ansie e dalle sue debolezze: secondo la cabala l’uomo deve saper vivere la solitudine per essere capace di vivere una totale fusione d’amore.
La solitudine umana non è una dannazione, ma è il segno della nostra unicità e della grandezza a cui può giungere l’essere umano, infatti siamo creati per essere entità uniche ed irripetibili, noi tutti siamo degli esseri speciali perché in tutto il mondo non esiste nessun altro come noi, e la nostra impronta d’anima è unica. La finalità dell’essere umano è il godere della gioia e dell’amore, che è il nostro Bene assoluto, perciò dobbiamo sapere che tutti siamo degli esseri unici.
Tutti vogliamo delle cose meravigliose, ma siamo limitati dai condizionamenti e dai sensi di colpa, perciò accettiamo una normalizzazione forzata e accettiamo di sentirci uguali come fotocopie, e così crediamo di poter vivere felici nel soffocamento delle nostre tendenze naturali. E’ nella normalizzazione forzata che perdiamo lo splendore dell’unicità personale, e per paura di scoprire la nostra essenza viviamo la solitudine come una sconfitta e non come conquista.
Per la cabala, la solitudine non è affatto una cosa penosa, ma è il punto di partenza per raggiungere l’amore e la fusione con l’Altro, poiché solo se sappiamo apprezzare la nostra unicità sappiamo apprezzare e rispettare anche l’unicità degli altri. La maggioranza delle relazioni vengono cercate per sfuggire alla solitudine, così ci stordiamo con il denaro, il successo, la droga, la religione, e ogni altro contesto in cui si possa consumare per non pensare: così noi diventiamo bulimici di tutto ciò che desideriamo possedere.
Molti restano soli in mezzo alla folla fingendo di divertirsi mentre sono sempre più insoddisfatti, degli altri cercano delle intimità senza comprendere che saper vivere la solitudine esistenziale e la propria unicità ci fa divenire amici e amanti di noi stessi, perciò noi diventiamo buoni amici e buoni amanti anche dell’Altro. Molti vivono da soli mentre sono nelle braccia dell’Altro perché la solitudine non significa stare da soli, infatti possiamo essere abbandonati in mezzo alle braccia degli altri.
E’ solo quando amiamo il senso della nostra unicità d’anima che la solitudine diventa una eccellenza di condizione, poiché abbiamo acquisito il concetto e il convincimento interno che noi tutti siamo i figli unici di Dio, perciò ci sono state destinate tutte le condizioni di sommo Bene e di gioia: ed è con questa ferma convinzione che possiamo godere e attingere al maggior Bene che ci è stato riservato e che è nostro per diritto.
Buona erranza
Sharatan

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