Il ragno, infatti, è un animale filosofico perché estrae da sé, dalla sua stessa bava, il filo del suo proprio pensiero.
La tessitura, insegna Platone, è ciò che tiene insieme ciò che deve stare unito.
La memoria, quindi, ci permette di tenere insieme fili della nostra vita e anche le ferite dell’anima possono essere ricucite tenendo insieme le trame sfilacciate delle nostre emozioni personali, del nostro vissuto inetriore.
Come un perfetto ago da rammendo la memoria ci aiuta a tessere la nostra vita interiore, ci permette di costruire la nostra biografia, soprattutto ci permette di avere consapevoelzza di noi stessi. Sul tessuto, spesso a brandelli, della nostra vita, l’ago della memoria ricompone la nostra storia.
“(…) Ma quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri,
dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più
persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come
anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto,
portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’edificio immenso del ricordo” -
(Marcel Proust, La strada di Swann,
traduzione di Natalia Ginzburg, Einaudi – 1946)
La memoria funziona come una metafora, che avvicinando due momenti analoghi ce ne restituisce l’uno dentro l’altro.
“dipende da noi rompere l’incanto che tiene prigioniere le cose, portarle sino a
noi e impedire che cadano per sempre nel nulla”. Sensazioni e cose sono immerse
nel flusso della transitorietà e dell’effimero, sottoposte al tempo che le
disintegra e travolge. Si tratta di impegnare una strenua lotta contro il tempo,
salvare questo patrimonio del nostro io più autentico. Solo nella memoria,
secondo Proust, l’uomo può co gliere con un unico sguardo le incessanti
trasformazioni alle quali il tempo sottopone fatti, persone e sentimenti”