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Nel 1999 muore Fabrizio De Andrè, ma io sono troppo piccola per capire che un giorno mi mancherà non avere la possibilità di ascoltare quella voce dal vivo. Di lui, nel 1999, non conosco altro che Piero e Marinella e tutto sommato penso sia uno decisamente troppo triste. Sarà un mio compagno liceale a farmi conoscere il De Andrè che mi era sfuggito. Il 1999 è l'anno di Come te nessuno mai, ma anche quello di Notting Hill, di un amore da sogno bellissimo. Eppure eleggo film dell'anno una pellicola a cui ero molto legata: Le parole che non ti ho detto. Ricordo di averlo visto per la prima volta la sera dopo che andò in onda la puntata di Distretto in cui morì Mauro Belli. Non vi dico: pianti a non finire. Mi ricordo perfettamente che con mia sorella avevamo deciso di vedere questa storia d'amore per rilassarci un attimo e invece...di nuovo pianti a non finire. È un film che mi ricorda quell'anno del terzo liceo, dopo i mondiali, quando tutto stava prendendo un'inaspettata brutta piega, quando, nonostante tutto, continuavo ad avere una speranza che poi si è rivelata essere del tutto illusoria.
Ecco il 2000. Nuovo secolo. Nuovo millennio. Di quel capodanno che per i più grandi sicuramente avrà avuto un alone di magia, ricordo solo una torta di frutta e bandierine colorate con scritto Duemila. Ricordo qualche fontanella accesa nel giardino di casa e poco altro. Quando Bush vince le elezioni io faccio ancora le elementari, il mio compagno di classe preferito mi espone i motivi per cui avrebbe dovuto vincere Al Gore, ma io, francamente, non ci capisco niente, e nemmeno lui, però sa ripetere le cose che gli dice il padre.
Il 2000 è un anno di film bellissimi: Qui dove batte il cuore con una piccola e già brava Natalie Portman l'avrò visto mille volte, così come Autumn in New York. Billy Elliot mi ricorda la mia fantastica prof di lettere delle medie, che ce lo fece vedere per spronarci a credere in un sogno, che poi magari si realizza davvero, nonostante tutto. È l'anno del Gladiatore che non riesco mai a guardare serenamente, perché mi butta addosso tonnellate d'ansia. E poi Chocolat e Bounce, da vedere anche solo per le presenza maschili: due splendidi Jhonny Depp e Ben Affleck. Chi scegliere tra i due? Il film dell'anno però per me è I cento passi, che narra la storia di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel giorno in cui fu ritrovato il corpo di Aldo Moro. Uno splendido, come al solito, Luigi Lo Cascio.
Nel 2001 nasce Wikipedia e l'Italia è sconvolta dal G8 di Genova. Mentre canto i Lunapop, mentre sono arrabbiata col mio seno che cresce contro la mia volontà, mentre mi ingegno per nasconderlo in vista delle scuole medie, arriva l'11 settembre. Prima era una data qualunque, da quest'anno diventa l'immagine nitida di due torri trafitte dagli aerei. È lì, in quel giorno, che inizia davvero storicamente il nuovo secolo. Niente sarà più come prima. Sul tema che ci dà la prof (sempre quella di Billy Elliot) il primo giorno di scuola scrivo che ho paura della guerra e che vorrei la pace nel mondo. Neanche fossi Miss Italia. Meno di un mese dopo Bush è già in Afghanistan e io ho ancora paura.
Il 2001 è l'anno di Amélie e di Bridget Jones, due piccole grandi donne, belle nella loro stravaganza e normalità. È l'anno dell'Ultimo bacio e di un film che adoro: Pearl Harbor. In terza media avevo messo l'attacco a Pearl Harbor nella tesina, all'epoca non avevo ancora l'adsl e non ero una fan sfegatata dello streaming, così avevo festeggiato vedendo che in tv, proprio quando ne avevo bisogno io, avrebbero trasmesso quel film. Ricordo ancora di averlo messo a registrare senza vederlo "in diretta". Ecco, qualche mio calcolo sbagliato portò la registrazione a finire nell'esatto momento in cui Rafe e Danny urlano I giapponesi! I giapponesi!!! Chi ha visto il film sicuramente si renderà conto di quale brutta esperienza sia stata per me non conoscere il finale per altri mesi. Chi non ha visto il film, bhè, che aspetta? È bellissimissimo, come si può facilmente dedurre dal fatto che abbia vinto su Mark Darcy e Bridget Jones.
Il 2002 è l'anno dell'entrata in vigore dell'euro e per fortuna sono abbastanza grande per ricordarmi quel sacchettino portato a casa dalla banca pieno di monete nuove e luccicanti. È anche l'anno dei mondiali in Corea e dell'Italia uscita, ingiustamente, troppo presto, but don't worry, ci rifaremo tra quattro anni.
Il 2002 è l'anno di Lilo e Stitch, uno degli ultimi cartoni animati più belli, e di Sognando Beckam. Anche quest'ultimo, come Il pianista, ce lo mostra la solita, fantastica, prof di lettere delle medie. Ricordo che il fatto che ci fosse Beckam nel titolo non mi ispirava fiducia, invece poi mi sono dovuta ricredere. È davvero un film molto molto carino. Certo Il pianista è tutt'altro genere, forte e crudo, uno di quei film che è giusto che facciano vedere a scuola.
Il 2003 è per me, storicamente, soprattutto una mattina di novembre in cui non sono a scuola, una mattina in cui, mentre sto misurando dei jeans piuttosto eccentrici, dalla radio di un negozio ormai chiuso arriva la notizia dell'attacco a Nasiriyya in cui muoiono una ventina di soldati italiani. È una notizia che mi resta addosso a lungo, più di molte altre.
Il 2003 è l'anno di uno dei miei film preferiti, se non del mio preferito in assoluto: La meglio gioventù. Avevo comprato addirittura i dvd con Panorama per vederlo. Ogni tanto me li riguardo, perché, alla fine di quelle ore, davanti agli occhi mi sembra di avere gran parte della storia italiana che c'ha portato a oggi.
Il 2004 è l'anno dell'attentato di Madrid, l'anno dello tsunami, l'anno della rielezione di Bush (evidentemente non aveva fatto abbastanza danni). È l'anno della nascita di Facebook e dei bambini di Beslan, per cui facciamo un minuto di silenzio, il primo giorno di scuola del mio liceo. Nel 2004 cresco un po': mollo le scuole del paese e inizio a svegliarmi alle 6 per tornare poi a casa alle 3, lo faccio volentieri, per una nuova realtà da cui vorrei farmi conoscere e apprezzare, lo faccio per un liceo che mi porterà dritta dritta a medicina, ne sono sicura.
Il 2004 è un anno bello denso, cinematograficamente parlando. Se oggi dovessi ragionare con il mio cuore da quattordicenne non potrei non eleggere film dell'anno Tre metri sopra il cielo, con quel bellissimo Scamarcio, ma al momento non mi sembra il caso. Ci sono almeno altri quattro film che meritano quel posto, quattro film forti e interessanti, in ogni caso. Film che fanno riflettere su svariati temi: il 2004 è l'anno di Diari della motocicletta, che narra la vita di Ernesto Che Guevara prima che diventasse il Che; è l'anno di Hotel Rwuanda, testimonianza shock del genocidio del 1994; è l'anno di Mare dentro e di Million dollar baby, davvero qualcosa di meraviglioso. Entrambi spronano a una riflessione sul tema dell'eutanasia ed entrambi a me commuovono profondamente. Ho fatto la conta per scegliere uno dei due, ma l'altro non ha proprio niente da invidiargli.
Il 2005 è l'anno in cui in Germania viene eletta cancelliere la Merkel, l'anno degli attentati di Londra, dell'uragano Katrina, l'anno della morte di Giovanni Paolo II e dell'elezione di Benedetto XVI. È l'anno in cui, in un diario rosa brilluccicoso, in una serata d'estate, scrivo di essermi innamorata di lui, da allora passeranno anni prima che quel nome riesca a schiodarsi dal mio cuore, senza, tra l'altro, aver mai minimamente ricambiato tutto il mio smisurato affetto. Quando si dice essere persone sveglie, eh?
È l'anno di Madagascar. Carino, anche se preferisco Madagascar 2.
Il 2006 è un anno che mi ha cambiato la vita. È un mio nodo storico. Dopo i mondiali vinti, le facce tricolori, Fabio Grosso che segna alla Germania facendomi impazzire come mai prima e poi sempre lui che segna l'ultimo rigore in finale e io che piango, come una scema. Ecco, dopo il cielo azzurro sopra Berlino, cambia tutto. Entra prepotentemente nella mia vita una parola che fino ad allora avevo studiato, e bene, solo sul libro di biologia, una parola che eviterò con cura di pronunciare per tutti gli anni a venire: tumore. Accompagnato da metastasi. Così smetto di essere quella che sono. Non sono più una cattolica credente, né una liceale futura camice bianco, non mi importa più niente di biologia e delle preghiere. Ascolto le diagnosi in silenzio, suggerendo semplicemente a tutti di evitare di affidarsi a un miracolo. I miracoli non esistono, continuo a sostenere, mentre crollano le mie certezze e mi sento all'improvviso grande, o forse infinitamente piccola.
Il 2006 è l'anno di Notte prima degli esami, visto al cinema con quelli di classe mia nel mese di marzo, prima di tutte le mie crisi delle certezze. Fuori dal cinema Leo mi regala un rametto di mimosa, lo incastro nel diario insieme ai suoi occhi azzurri. La mimosa è ancora lì, ma gli occhi di Leo si sono appannati. Non brillano più come in quel marzo, come altre mille cose che in quella primavera davo per scontato e che oggi non ci sono più.
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