Nel 1994 questa pellicola, magistralmente diretta dal visionario Oliver Stone, fu presentata al Festival di Venezia e destò non poche critiche per l’estrema violenza mostrata.
Oliver Stone pagò la sceneggiatura 400 mila dollari. Poi, dalle leggende che circolano, la buttò via e la riscrisse totalmente da capo, concentrandosi per lo più sulla passione che unisce i due assassini e sulle manipolazioni mentali subite dai media.
La sceneggiatura originale era scritta niente popò di meno che da il grande Quentin Tarantino, che già aveva sceneggiato “Una vita al massimo” e si prestava a realizzare il capolavoro indiscusso degli anni 90: “Pulp fiction”.
Tarantino si infuriò con Stone (la leggenda dice che arrivarono anche alle mani) e fece togliere il suo nome dagli accrediti e tutt’oggi ancora sostiene di non aver mai finito di vedere il film.
Questa è la trama della pellicola: Allucinata scorribanda di Mickey e Mallory, giovane coppia criminale, che per tre settimane attraversano in auto il Southwest, seminando 52 cadaveri, mentre la copertura dei mass-media li trasforma in effimeri eroi popolari.
Quando Assassini nati usci nel 1994 si scatenò l’inferno. Cera chi lo detestava e chi lo idolatrava e anche la critica non sapeva bene come porgersi di fronte ad una pellicola così “perversa” e particolare che non voleva fare altro che mettere in ridicolo e mostrare all’intera popolazione la perversità dei mass-media e della televisione.
Un appunto al regista bisogna farlo. Il “sense of humor”, non è tra i suoi grandi talenti, ha la mano un po’ pesante (nelle due ore di durata la violenza abbonda in ogni dove) e che, certo, nel film si “ride” ma se quella sceneggiatura l’avrebbe diretta Tarantino, la pellicola avrebbe preso tutta un’altra piega.
A parte questo, Assassini nati ancora oggi ha il suo perché: 114 minuti a rotta di collo nella mente di due giovani violentati dalla vita.
Qui tutto è portato al limite, fino all’eccesso: i tramonti e il sangue hanno il rosso acceso del technicolor, la vita di Mallory messa in scena come una scadente sit-com americana. Il tutto condito grazie ad un montaggio rapidissimo che mescola animazione, spezzoni di documentari stile national geographic, flash del passato e spezzoni di vecchi film.
In tutto questo miscuglio di generi, solo una cosa rimane costante: l’amore di Mickey e Mallory. In fondo questo film lo possiamo classificare come un film sulla passione, sull’amore: una storia romantica.
Mickey e Mallory continuano a vagare e ad uccidere per tutta la durata della pellicola ma nonostante la violenza, la lontananza o qualsiasi altra cosa gli succeda, il loro amore e la loro passione rimane constante, come un giuramento di sangue che non si scioglierà mai.
Stone usò circa 18 modi diversi di filmare. Passo dalla 35 mm al super8 alle videocassette, tutti frullati insieme con grande energia aiutati anche da una colonna sonora eccezionale.
Che dire del cast? In due parole, è perfetto!
Woody Harrelson freddo e con gli occhi di ghiaccio è perfetto…sembra quasi un vero e proprio psicopatico; Juliette Lewis sembra l’anarchia fatta persona; Tommy Lee Jones un malandato cattivo doc; Robert Downey Jr. un anchorman con la sete di successo che aggancia la coppia di killer e li segue fino alla fine pur di fare lo scoop della sua vita.
In conclusione: Assassini nati vive di contraddizioni. E’ surreale nella messa in scena ma ironico nella descrizione dei fantasmi che percorrono la nostra epoca televisiva. Una tempesta di immagini si abbatte sullo spettatore e Oliver Stone le pesca nel sogno del cinema, della televisione e nella realtà informatica. Difficile sapere se sia maggiore lo sgomento dello spettatore o la rabbia affascinata dell’autore.
Tanto rumore per nulla si potrebbe dire…ma anche un tentativo di grande coraggio per evolversi e non ripercorrere sempre il già noto.
FABIO BUCCOLINI