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Creato il 02 settembre 2012 da Ifilms
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Scritto da Lorenzo Bianchi
Categoria principale: Festival
Categoria: Mostra di Venezia 2012
Pubblicato: 02 Settembre 2012

i-FILMSonlineCapita spesso di vedere film in sala che scherzano sugli ebrei e sulla loro tradizione, tra barzellette e satira più o meno velata e crudele, tra situazioni grottesche e critiche feroci di ogni sorta. La lista dei film e degli autori che hanno preso di mira la cultura ebraica sarebbe lunghissima, ma, al contrario, capita raramente che un regista ebreo abbia la capacità di raccontare una storia drammatica riuscendo a far risaltare anche le pecche della sua società, di riderci sopra genuinamente, di evidenziarne i controsensi, con l'autoironia che rende Fill the void una pellicola che funziona. Di fatto il problema dei matrimoni combinati, così lontano dalla nostra cultura, nei paesi arabi e di religione ebraica è ancora molto forte, anche se alcuni ormai si stanno ribellando a questa situazione, per loro diventata troppo opprimente.

Questo il tema della pellicola di Rama Burshtein, che racconta di Shira (Hadas Yaron), una ragazza di buona famiglia che, dopo la morte della sorella maggiore, è costretta a rinunciare al suo sogno di matrimonio. La madre vorrebbe lei sposasse l'ex marito della sorella, per non perdere il nipote neonato, e sarà molto dura decidere per la giovane Shira, combattuta tra sentimento e obbedienza filiale. L'argomento in questione, di fatto, è molto delicato e il film avrebbe potuto essere molto più pesante, molto più intenso e crudo, ed invece il taglio che viene dato dal regista è molto più leggero, pur mantenendo attimi di dramma e di forte coinvolgimento a livello emotivo. Un film girato molto bene, in cui spiccano in particolare una fotografia ben curata e una colonna sonora che permette di respirare il clima e l'atmosfera dei luoghi in cui si svolge la narrazione, grazie ad una fisarmonica che è il vero elemento costante in tutto il film, capace di accompagnare il dramma e la gioia. Inoltre, l'aspetto autoironico non è da mettere in disparte, anzi, saper scherzare sul ruolo del rabbino - cui da una sconosciuta viene addirittura chiesto che tipo di forno comprare - o dei matrimoni combinati, per cui spiccano i dialoghi freddi e volutamente agghiaccianti tra promessi sposi che più lontani tra loro non potrebbero essere. Il finale è intenso, dopo attimi di tensione emotiva, causata dalla scelta di Shira, ma anche della sorella, che sembra essere destinata ad una vita di solitudine e che invece riuscirà a trovare la gioia. Gli applausi ricevuti a Venezia sono il giusto riconoscimento per un film intenso, che nonostante l'argomento non troppo leggero riesce a far interessare lo spettatore.

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