Martedì 15/1/13, ore 1.15, IRIS
Eccessivo, visionario, eclettico, un vero e proprio “terrorista” dei (tanti) generi in cui si è cimentato. Tutto questo è Lucio Fulci, uno dei più grandi artigiani del cinema italiano, il cui innegabile talento artistico è esaltato certamente più all’estero che in Italia. Ma, si sa, “nemo propheta in patria”. Non solo regista ma anche sceneggiatore, produttore, scrittore e paroliere musicale (sue 24.000 baci e Il tuo bacio è come un rock, entrambe successi planetari di Adriano Celentano), Fulci, tra gli anni ’60 e ’80, pur disponendo di budget ridottissimi, è riuscito a girare pellicole estremamente personali divenute con il tempo veri e propri “cult”, mettendo in immagini tutto il suo furore artistico. Come altri grandi nomi dell’epoca (Lenzi, Martino, Dallamano, Castellari, ad esempio) si è cimentato nei generi più disparati (comico, western, thriller, horror). E un titolo fondamentale del cosiddetto “giallo all’italiana” è proprio Non si sevizia un paperino, in cui, all’interno di una torbida vicenda che gli ha fatto guadagnare l’appellativo di “film maledetto”, unisce cupo pessimismo, parentesi morbose e squarci di inusitata violenza. In un desolato paesino immaginario del sud Italia, vengono ritrovati i cadaveri di alcuni bambini barbaramente uccisi. Una selvaggia fattucchiera si accusa dei delitti, subisce il linciaggio della comunità, muore abbandonata sul ciglio dell’autostrada. Ma la sconvolgente (ed inaspettata) verità sui delitti è ben altra. Favola nera sull’orrore del quotidiano con ambizioni di critica sociale, Non si sevizia un paperino turba oggi come quarant’anni fa. Grande cast: Tomas Milian, Florinda Bolkan, Barbara Bouchet, Irene Papas e Marc Porel. Musiche di Riz Ortolani e Carlo Rambaldi supervisore agli effetti speciali.
Cult.