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Creato il 07 febbraio 2013 da Ifilms

locandina the grandmasterFilm d’apertura al 63° Festival di Berlino, The Grandmaster, diretto dal regista Wong Kar-wai (presidente di giuria di questa edizione) racconta la vita di Ip Man, Gran Maestro dell’arte marziale Wing Tsun e mentore dell’attore Bruce Lee. Apparentemente un’incursione in un genere lontano dallo stile del maestro hongkonghese, la cui ultima opera risale al 2007 (Un bacio romantico), in realtà perfettamente in linea con la sua poetica.

La biografia di Ip Man è contestualizzata storicamente, dagli anni ’30 nella città natia di Foshan alla seconda guerra mondiale (scontro cino-giapponese) che portò alla fuga a Hong Kong; ma la storia non interessa a Wong Kar-wai, è solo cornice: ciò che interessa è la leggenda, l’aura mistica intorno a Ip Man e alla sua unica passione, il Wing Tsun, vero e proprio stile di vita con alla base un preciso codice d’onore che condiziona ogni aspetto dell’esistenza.

Il fascino che il tema esercita sul regista è evidente: le scene di combattimento sono epiche e girate in bilico tra realismo (i dilatati tempi di lavorazione hanno permesso una ricostruzione assai precisa delle tecniche di lotta) ed effettismo (con espedienti tipici del cinema orientale: basti pensare a titoli come La tigre e il dragone, Hero, La foresta dei pugnali volanti), con drastiche differenze d’intenzione (non stiamo parlando di un fantasy).

Un sentito omaggio al Gran Maestro, dunque, la cui figura è ammantata da un alone quasi mistico: ed ecco che la realtà storica si sfuma (come i bellissimi titoli di testa), la verosimiglianza si interrompe ed un flusso di immagini perfette e quasi ieratiche travolge lo spettatore: la neve e la pioggia ritmano le stagioni dell’esistenza e gli scontri umani. Alcuni passaggi risultano oscuri a chi è digiuno dell’argomento e ciò può lasciare perplessi: ma la parziale incomprensione è ripagata da una visione davvero coinvolgente.

Altro aspetto fondamentale del film è la storia d’amore tra Ip Man e Gong Er, figlia del Maestro Gong Yutian, che crea un parallelismo con la precedente filmografia di Wong Kar-wai: la delicatezza con cui il sentimento (mai consumato) è trattato ricorda il magnifico In the mood for love.

Tony Leung (attore feticcio del regista) fornisce una prova davvero convincente nei panni di Ip Man, ma la vera rivelazione è Zhang Ziyi, una Gong Er desiderosa di raggiungere la trascendenza e seguire le orme paterne, prigioniera di passioni umane che non permettono una catarsi.

Una partenza davvero notevole, in attesa di vedere cosa ci riserva la Berlinale 2013.

Voto: 3/4

 


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