Nato a Los Angeles, cresciuto sui set, autore di diversi cortometraggi: come giustamente ha notato il produttore Ram Bergmann, Joseph Gordon-Levitt ha masticato molto più cinema di tanti altri aspiranti filmmakers. Forse per questo appare del tutto a suo agio nei panni di sceneggiatore, protagonista e regista del suo esordio al lungometraggio Don Jon's Addiction.
Circondato dalle sue copertine di Linus, l'appartamento, l'auto aggressiva, la messa domenicale con annesso pranzo in famiglia, Jon Martello vive tranquillamente. Sa di essere bello e piacere alle donne, che non si fa mancare, ma non per questo rinuncia alle gioie della pornografia telematica che, in fondo, preferisce alle ragazze vere. Anche quando incontra la sognatrice Barbara (Scarlett Johansson), bomba sexy intrappolata in fantasticherie romantiche hollwyoodiane, non riesce a fare a meno di visitare quotidianamente Pornhub e compagnia.
Più che raccontare l'amore ai tempi di YouPorn, Gordon-Levitt fa riflettere sull'incomunicabilità di questo secolo autistico, che oggettivizza i rapporti umani e li riduce alla stregua di beni di consumo. Tutti nel mondo di Jon sembrano impersonare un ruolo fisso, dal padre (un esilarante Tony Danza), stereotipo dell'italoamericano machista, alla sorella incollata perennemente al cellulare, fino al prete che, protetto dall'anonimato spersonalizzante del confessionale, ascolta ogni settimana i peccati del giovane, assolvendoli con una formula standardizzata. La possibilità di entrare in empatia con un altro essere umano è cosa astratta, terrorizzante: per questo Jon si rifugia nell'anaffettività rassicurante dei video porno e degli incontri da una notte sola. Per vivere una relazione vera, però, occorre anche darsi all'altro, non solo prendere quello che si vuole: su questo punto Jon incespica, entra in crisi, si perde.
Ironia, parodia, ma anche tanta amarezza di fondo per un debutto divertente che beneficia inoltre di un cast molto funzionante (oltre ai protagonisti, Julianne Moore, nel ruolo di una dolente e saggia fricchettona, chiave di volta della vicenda). Sicuramente non perfetto, decisamente squilibrato, con una prima parte quasi interamente giocata sulla satira e una seconda più lineare e consolatoria, Don Jon's Addiction dimostra comunque una buona attitudine alla regia di Gordon-Levitt, che già aveva dato prova in più occasioni del suo notevole talento attoriale. Già presentato al Sundance Film Festival, dove ha ricevuto una buona accoglienza, il film è incluso nella sezione Panorama della Berlinale 2013.
Ci attendiamo grandi cose da questo giovane californiano, appoggiato dall'amico Christopher Nolan (con il quale ha girato Inception e Il cavaliere oscuro - il ritorno) e fan di Tarantino e Nichols, sia dietro che davanti alla macchina da presa: in attesa di vederlo sul set di Sin City 2, possiamo ammirarlo nelle sale italiane in questi giorni con Looper.
Voto: 2,5/4