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Creato il 11 febbraio 2013 da Ifilms

locandina-film-la-religieusePresentato in concorso alla Berlinale 2013, l’ultimo film di Guillaume Nicloux, regista, attore, sceneggiatore e scrittore francese autore di una decina di film quasi totalmente sconosciuti in Italia, è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo dello scrittore e filosofo illuminista francese Denis Diderot (1713-1784), uscito postumo nel 1796.

La giovane Suzanne, appena sedicenne, viene inviata in convento contro la propria volontà. La vita di clausura si rivela ben più dura del previsto ed è costretta a subire una serie di angherie insostenibili, come se dovesse espiare una colpa di cui non è a conoscenza.

Operazione decisamente rischiosa quella di Nicloux che, inevitabilmente, presta il fianco al confronto con il precedente adattamento del romanzo di Diderot diretto da Jacques Rivette nel 1966, con Anna Karina protagonista, ben più profondo ed incisivo nel portare sullo schermo lo spirito dell’autore letterario. L’opera scritta, infatti, si proponeva come un proclama a favore della libertà di coscienza, denunciandone ogni forma di oppressione. Niente di tutto ciò traspare in La Religieuse, pellicola bidimensionale che, con un potenziale enorme a disposizione, non riesce ad appassionare e coinvolgere come ci si potrebbe (e dovrebbe) aspettare. Se da un punto di vista prettamente formale conserva un rigore più che apprezzabile, da quello narrativo gira a vuoto senza centrare l’obiettivo. Una prima parte eccessivamente lenta scoraggia non poco lo spettatore, e qualche guizzo in più nel finale lascia solo l’amaro in bocca.

Una nota di merito va sicuramente a Pauline Etienne, giovane attrice belga classe 1989, che riesce a calarsi nei panni di Suzanne con indiscutibile credibilità, dimostrando notevoli qualità espressive in un ruolo tutt’altro che facile. Non si possono, purtroppo, spendere altrettante parole di elogio per Isabelle Huppert, impegnata ad interpretare l’ultima Madre Superiora incontrata da Suzanne. Se la sua presenza sullo schermo è come sempre magnetica, tanto da risvegliare con il suo ingresso in scena lo spettatore quasi assopito, questa volta la grandissima attrice francese non riesce a separarsi dalla consueta aura altezzosa, perfettamente funzionale in tutte le sue precedenti interpretazioni, e finisce per risultare poco credibile in abiti religiosi. La sua recitazione impeccabile e distaccata poco si adatta alla parte.

La Religieuse, in definitiva, non trasmette la complessità di un romanzo che necessariamente, in una trasposizione cinematografica, deve reggersi su un accurato apparato figurativo e, soprattutto, su un cuore narrativo pulsante. E, in questo caso, i battiti sono davvero ridotti al minimo.

Voto: 2/4


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