Lunedì 25/3/13, ore 1.05, RAITRE
Lucido e crepuscolare, La ballata di Stroszek è un film dal taglio documentaristico in cui Herzog, ancora una volta, ci propone il toccante ritratto di un uomo costretto a (soprav)vivere ai margini di una società ostile. Dopo aver abbandonato una Berlino violenta e deprimente, in cui la sopraffazione dei più deboli sembra essere all’ordine del giorno, un disadattato tedesco, appena uscito di prigione, va a cercare fortuna nel Wisconsin, in compagnia di una prostituta, con cui stringe un presunto legame affettivo, e un vecchio. Finale amarissimo. Straordinario esempio di cinema di viaggio, in cui Herzog contrappone due culture, all’apparenza diverse, e in realtà accomunate dallo stesso squallore, in un clima di totale disillusione in cui non c’è spazio per la speranza. Un ipotetico american dream è sgretolato dalla desolante descrizione di una provincia americana priva di ideali, in cui il culto dell’immagine e la superficialità dei rapporti umani sono le uniche certezze. Diversi aspetti della vita del personaggio corrispondono a quelli della vita dell'attore non professionista che lo interpreta, un orfano disadattato con diversi anni di riformatorio alle spalle. L'appartamento berlinese di Stroszek e i suoi strumenti (in particolare l’inseparabile fisarmonica) sono effettivamente quelli di Bruno S., che li aveva comprati grazie al compenso ottenuto per il film L'enigma di Kaspar Hauser (1974), la sua prima collaborazione con Herzog. La persona e il personaggio si confondono. E questo è uno dei punti di forza del film. L’annientamento del protagonista è messo in immagini livide e struggenti, attraversate da momenti di autentica poesia. Indimenticabile la sequenza conclusiva nel luna park indiano. Bellissima colonna sonora.
Struggente.