Apparente buddy movie che si trasforma ben presto in dramma dalle sfumature pulp, racconta di quattro vecchi amici appassionati di calcio che ogni anno si ritrovano per un fine settimana insieme a godersi il quadrangolare prenatalizio delle squadre di cui sono tifosi. Ma, come non tardiamo a capire, l’appuntamento è diventato ormai uno stanco rito per sfuggire allo squallore della routine quotidiana. La convivenza si trasforma così nella miccia che fa esplodere le frustrazioni sopite dei quattro: c’è l’avvocato arrogante drogato di ansiolitici, il padre di famiglia fallito, il marito insoddisfatto, il dentista ricco ma privo di affetti.
La casa isolata che Gianni, Marco, Fabrizio e Stefano si sono scelti come rifugio da mogli soffocanti, padri malati e problemi lavorativi diventa il teatro di un gioco al massacro che all’inizio è puramente verbale e mascherato dalla metafora della rivalità calcistica, ma all’improvviso declina in maniera violenta e drammatica.
Dal medesimo soggetto, Roman Polanski potrebbe trarre un piccolo capolavoro. Così com’è, Weekend tra amici ha tutti i limiti del suo essere cinema amatoriale realizzato praticamente senza risorse, dalla recitazione approssimativa perché affidata a non professionisti (Matteo Perillo, Michele Bottalico, Filippo Totaro, Peppe Sfera, che comunque si impegnano) a qualche errore tecnico a livello di fotografia. Restano comunque cose interessanti, come le citazioni colte (Cechov, Blake, Leopardi), la frecciatina al cinema alto (che “non fa incassi”), e una bella sequenza in montaggio alternato nel prefinale, con un’atmosfera torbida e nichilista accompagnata dalle parole della poesia The Tyger che ci fa capire come a Simone le buone idee non manchino. Gli auguriamo di continuare a realizzare film e portare avanti la sua personale idea di cinema, possibilmente raggiungendo circuiti di distribuzione più ampi.