Per il suo addio alle scene Miyazaki decide di abbandonare il registro magico legato alla mitologia giapponese, quello di Totoro, Ponyo sulla scoglierae La città incantata (i suoi titoli migliori) per dare sfogo a due tematiche, comunque ricorrenti nella sua filmografia, a lui particolarmente care: la tragedia della guerra, sullo sfondo, e l’amore spassionato per la tecnologia.
The Wind Rises racconta dell’ingegnere Jiro Horikoshi, fin da bambino irresistibilmente attratto dal mondo dell’aviazione, tanto da avere come mentore (nei suoi sogni) il celeberrimo Gianni Caproni. Divenuto un grande progettista, Jiro si divide tra la dedizione al lavoro e l’amore per la bella ma sfortunata Naoko, malata di tubercolosi.
Se il racconto delle vicende biografiche e delle ricerche di Horikoshi prende spunto dalla realtà, la storia romantica è un’invenzione di Miyazaki, autore anche di una graphic novel sullo stesso soggetto, che indulge fin troppo in dettagli mielosi, contrariamente alle sue abitudini.
Eccessivamente lungo (oltre due ore), infarcito di dettagli tecnici che un non appassionato di aviazione troverà soporiferi, nonostante la poetica e l’impianto visivo a cui ci abituati maestro giapponese siano presenti, il film, paradossalmente, non decolla.
Criticato per aver rappresentato la vicenda dell’uomo che progettò i famosi aerei Zero, quelli guidati dai kamikaze durante la Seconda Guerra Mondiale, Miyazaki sovrappone il proprio sguardo innamorato di macchine per sogni a quello del giovane Jiro, ma non riesce a catturare lo spettatore, che rimane freddo e impassibile davanti ai cieli azzurri e ai voli pindarici del protagonista.
Se davvero sarà l’ultimo film del fondatore di Studio Ghibli, sopperiremo alla sua assenza andando a guardare indietro nella sua filmografia.
Voto: 2/4