Domenica 03/11/13, ore 21.05, IRIS
«Mi sembra che i personaggi di Amarcord, i personaggi di questo piccolo borgo, proprio perché sono così, limitati a quel borgo, e quel borgo è un borgo che io ho conosciuto molto bene, e quei personaggi, inventati o conosciuti, in ogni caso li ho conosciuti o inventati molto bene, diventano improvvisamente non più tuoi, ma anche degli altri». (Federico Fellini).
Presentato fuori concorso al 27° Festival di Cannes, Amarcord è uno dei titoli più amati e osannati del grande Federico Fellini, tanto che, grazie alla notorietà del film, lo stesso titolo (derivante dall’espressione in dialetto romagnolo “a m’arcord” ossia “io mi ricordo”) è entrato nel linguaggio comune. L’opera più autobiografica del regista riminese, è una rivisitazione magica e affettuosa della Rimini degli anni ’30, vista attraverso gli occhi dell’adolescente Titta, amico d’infanzia di Fellini nonché suo alter ego nel film. Il ricordo della giovinezza, trasfigurata dalla memoria, è popolato da una galleria di personaggi memorabili: Titta/Fellini cerca di diventare adulto, di comprendere la propria esistenza muovendosi in un piccolo microcosmo fatto di maschere, personaggi stralunati e macchiette. Nel film scorrono, inframmezzati alla routine quotidiana, splendidi episodi poetici che restituiscono il sapore di sogno alla vita. In un’atmosfera onirica e avvolgente, apparentemente fuori dallo spazio e dal tempo, Fellini rievoca una stagione irripetibile della propria vita, calando la vicenda nel contesto storico dell’epoca con cinica buffoneria. L’ironia e l’amarezza velata di malinconia con cui l’autore rivela gli aspetti negativi del paese, simbolo dell’immaturità della provincia italiana divisa tra educazione cattolica e ideologia fascista, non escludono uno sguardo affettuoso e amorevole. Sequenze da antologia del cinema a ripetizione. Fotografia: Giuseppe Rotunno. Musiche: Nino Rota. Scene e costumi: Danilo Donati. Oscar al miglior film straniero e decine di riconoscimenti in tutto il mondo.
Indimenticabile.