«Non ho mai visto De Niro sul set ma sempre il mio Noodles. Sono certo di aver fatto con lui "C'era una volta il mio cinema", più che "C'era una volta in America"». (Sergio Leone).
Presentata fuori concorso al 37º Festival di Cannes, l’opera-testamento di Sergio Leone, scomparso a soli 60 anni nel 1989, è uno dei film più importanti della storia del cinema, vera e propria summa definitiva del gangster-movie. Tratta dal romanzo The Hoods (1952), ripubblicato in seguito con il titolo Once Upon a Time in America, la pellicola, attraverso una complessa struttura a scatole cinesi, ripercorre le drammatiche vicissitudini del criminale Noodles e dei suoi compari nel loro progressivo passaggio dal ghetto ebraico all’ambiente della malavita organizzata di New York. Straordinario affresco alla ricerca del tempo perduto, in cui passato, presente e futuro si alternano e (ri)vivono per comporre un quadro drammaturgico di rara intensità, C’era una volta in America è un capolavoro imprescindibile che riassume la poetica di un autore e si impone come un compendio di un intero genere cinematografico. Leone, grazie al sapiente uso di analessi e prolessi, ha messo in immagini una vicenda epica e monumentale che ricopre cinquant’anni di storia, sospesa in un clima onirico che ne accentua la dimensione tragica. Grazie a dilatazioni temporali che hanno fatto storia, violenza, sangue, sesso e morte sono le direttrici attraverso le quali i fantasmi del passato e gli spettri del futuro affascinano lo spettatore per 228 memorabili minuti. L'alto significato allegorico, la perfezione tecnica, l'atmosfera che avvolge lo scorrere della storia, la musica e le interpretazioni, rendono il film un’opera unica e ineguagliabile. Oltre a Robert De Niro, sono da citare James Woods e Elizabeth McGovern. Fotografia: Tonino Delli Colli. Musiche: Ennio Morricone.
Capolavoro assoluto.