A dominare le vite dei personaggi (che interpretano loro stessi) sono la solitudine, la crisi economica, l'insofferenza, la disillusione, il desiderio di evasione da una realtà in cui sembra non esserci spazio per sperare in un futuro migliore. Intorno a loro, in un clima di precarietà tangibile, la periferia di Barcellona, tra complessi industriali, costruzioni popolari e strade ad alto scorrimento.
Fortemente radicato alla realtà, il film emana una sincerità di intenti che diventa partecipazione emotiva assoluta. La pietas per i personaggi, è il pregio più evidente di una pellicola che, senza alzare la voce, rifiutando espedienti patetici, si eleva ad una rappresentazione di provincia livida e toccante, in cui la dignità dei protagonisti non viene mai meno, nemmeno nelle situazioni più desolanti.
Il sapiente uso del paesaggio, che non si limita ad essere uno sfondo su cui si muovono gli attori, è evidente nello scarto finale in cui, dopo una pioggia catartica, la regista lascia spazio ad una possibile (ri)nascita.
«A causa del sentimento di solitudine e incertezza che lo pervade, considero La plaga un western contemporaneo» (Neus Ballús).
Voto: 3/4