Il primo è il Fondo Sociale Europeo (FSE) istituito con il Trattato di Roma nel 1957, fa parte dei fondi strutturali attraverso cui l’Unione europea supporta le azioni dei singoli Paesi finalizzate a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni europee. Per la Programmazione 2007-2013 l’Italia ha avuto a disposizione quasi 7 miliardi di euro. Il Fondo Sociale Europeo (FSE) è utilizzato per il raggiungimento di due obiettivi fissati a livello comunitario:
- Obiettivo Convergenza, per la promozione dell’occupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro nelle regioni in ritardo di sviluppo. Riguarda tutte le regioni dell’Unione Europea con un prodotto interno lordo (PIL) pro capite inferiore al 75% della media comunitaria. In Italia rientrano in questo obiettivo le Regioni Basilicata (a titolo transitorio), Calabria, Campania, Puglia e Sicilia
- Obiettivo Competitività regionale e occupazione, per favorire la dinamicità del tessuto economico. Riguarda tutte le regioni dell’Unione Europea che non rientrano nell'obiettivo di convergenza. In Italia rientrano in questo obiettivo le Regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e Sardegna e le Province autonome di Bolzano e Trento
Come si applicano questi interventi a livello nazionale e locale? In Italia il FSE finanzia 16 Programmi operativi Regionali (POR) dell’obiettivo 2 Competitività Regionale e Occupazione e 5 Programmi operativi delle Regioni dell’obiettivo 1 Convergenza. Tali programmo si esplicano in interventi per la qualificazione del capitale umano e per un più facile inserimento nel mercato del lavoro (es: corsi di formazione, orientamento al lavoro, interventi per il rafforzamento dei servizi al lavoro, interventi per favorire l’occupazione femminile, interventi per i soggetti svantaggiati, interventi per l’invecchiamento attivo).
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Autorità capofila del FSE in Italia, è titolare anche del PON Azioni di Sistema, obiettivo Convergenza la cui strategia di intervento si articola lungo cinque assi prioritari (adattabilità; occupabilità; capitale umano; transnazionalità e assistenza tecnica) ai quali corrispondono altrettanti obiettivi globali, ognuno associato a sua volta a più obiettivi specifici e il PON Governance e Azioni di Sistema, obiettivo Competitività regionale la cui strategia di intervento si articola lungo sette assi prioritari (adattabilità; occupabilità; pari opportunità; capacità istituzionale; capitale umano; transnazionalità e assistenza tecnica). Entrambi i PON rispondono alla necessità di creare un intervento unitario nelle politiche della formazione, del lavoro e dell’inclusione, in sinergia con le attività dei POR.
Nella programmazione 2014-2020 la quota assegnata all’Italia sarà di 84 miliardi di euro per il FSE contro i 75 dell’attuale programmazione e si propone di attuare i seguenti obiettivi: promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori; promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà; investire in istruzione, competenze e apprendimento permanente; migliorare la capacità istituzionale e l’amministrazione pubblica.
Il secondo fondo strutturale è il FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale), anch’esso tenta di correggere gli squilibri fra le regioni concentrandosi su aree prioritarie chiave: innovazione e ricerca, agenda digitale, sostegno alle piccole e medie imprese (PMI); economia a basse emissioni di carbonio. Il FESR riserva inoltre particolare attenzione alle specificità territoriali, la sua azione mira a ridurre i problemi economici, ambientali e sociali che affliggono le aree urbane, investendo principalmente nello sviluppo urbano sostenibile. Tra le organizzazioni che possono beneficiare dei finanziamenti della politica regionale figurano: enti pubblici, alcune organizzazioni del settore privato (in particolare piccole imprese), università, associazioni, ONG e organizzazioni non lucrative. Possono richiedere un finanziamento anche imprese estere con una filiale nella regione interessata dal relativo programma operativo, a patto che rispettino le norme europee in materia di appalti pubblici. Per la programmazione fino al 2020 l'Unione si è prefissata i seguenti obiettivi: crescita e occupazione, lotta contro i cambiamenti climatici e riduzione della dipendenza energetica, della povertà e dell’esclusione sociale.
Insomma obiettivi di tutto rispetto ma quanto poi questi soldi che vengono stanziati per finanziare i vari progetti siano poi in grado di incidere effettivamente sul tessuto socio-lavorativo del nostro paese è un dato di cui non disponiamo, o per lo meno bisognerà attendere la valutazione di quanto progettato e realizzato, cosa che avviene tempo dopo la chiusura formale dei progetti.
Fonti:
http://europalavoro.lavoro.gov.it/EuropaLavoro/default.aspx
http://ec.europa.eu/index_it.htm
Alessia Gervasi