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(USA, 2009)Regia: Oren MovermanCast: Ben Foster, Woody Harrelson, Samantha Morton, Jena Malone, Steve Buscemi
“The Messenger” è bellissimo. Inizio così, di parte, senza obiettività alcuna. Ma tant’è, non capita tutti i giorni di trovare un film ben girato, interpretato mostruosamente e con una storia di quelle forti da raccontare. Andiamo con ordine.Il protagonista è un soldato congedato dall’Iraq dopo essere rimasto ferito. Una volta tornato nella patria a stelle e strisce gli viene affidato il compito forse più duro tra tutti quelli che possono esserci all’interno dell’esercito. Più duro di stare in prima linea a beccarsi le bombe come gli è appena capitato. Il suo compito è infatti quello di essere il “messaggero” che porta alle famiglie la notizia della morte dei loro cari: figli, mariti persi in guerra. Una corsa contro il tempo per arrivare a dar loro la notizia prima che lo vengano a sapere dai media.Vi sarà capitato di vedere in un film bellico la scena in cui due soldati vanno a casa della mamma o della moglie del militare morto a comunicarle la terribile notizia. Probabilmente avrete ancora in mente quando in “Salvate il soldato Ryan” alla madre viene comunicata la morte dei figli in guerra. Tutti tranne uno. Bene, ecco. Immaginate fare questo come lavoro quotidiano.Questo difficile ruolo è interpretato dal giovane Ben Foster. Qualcuno forse lo ricorderà in una serie per ragazzini in onda a fine anni Novanta su Raidue, “Tucker e Becca nemici per la pelle”. Poi è cresciuto, ha fatto “Alpha Dog”, “Hostage” con Bruce Willis, l’ultimo “X-Men, è stato guest-star fissa nella serie “Six Feet Under” e oggi dopo “The Messenger” è uno dei migliori nuovi attori in circolazione.
A interpretare il sergente dal cuore d’acciaio che lo “inizia” a questa particolare professione, c’è uno dei miei attori cult assoluti: Woody Harrelson, indimenticabile a metà anni 90 in “Natural Born Killers” e “Larry Flynt”. Sparito per un po’ dai riflettori, si è rifatto le ossa con piccole parti in “Non è un paese per vecchi” e “Sette anime”, per poi tornare alla grande con il divertentissimo “Benvenuti a Zombieland” (che uscirà in Italia a giugno) e con questo ruolo per cui è stato nominato agli Oscar. Il ruolo di un duro apparentemente senza sentimenti cui Harrelson però regala un’anima e un senso dello humour che riesce ad alleggerire il tema pesante della pellicola.Splendide pure le comprimarie. Samantha Morton è la moglie di un soldato morto che inizierà una relazione particolare con il “messenger” Ben Foster. Poi c’è Jena Malone, una che ha nel curriculum “Donnie Darko” e “Into the wild” e insomma sembra incapace di recitare in film che non siano capolavori. Ed è pure la cantante del gruppo alternative Jena Malone and her bloodstains.
Il regista è l’esordiente israeliano Oren Moverman, uno che l’odore della guerra in patria l’ha sentito per 4 anni. Quello che ci propone qui però non è un film bellico in senso classico, ma un film sulle conseguenze della guerra. Moverman tra l’altro viene indicato come possibile regista del biopic sulla vita di Kurt Cobain, anche se in giro ci sono un sacco di voci su questo film come quella, smentita, che Cobain sarà interpretato dal Robert Pattinson di “Twilight”.Se in Italia lamentiamo una penuria spaventosa di sceneggiature ben scritte, originali e con ottimi dialoghi, proprio questa è stata scritta dal regista insieme a un italiano, Alessandro Camon. Ennesimo caso di fuga di cervelli? Ma che ce frega? Tanto noi c’abbiamo Moccia.(voto 8+)
Potete vedere il film al cinema (nella poche sale in cui è proiettato), oppure in inglese con sottotitoli in italiano QUI
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