New Orient News (Libano), Tendances de l’Orient No 61, 12 dicembre, 2011
Non è un segreto, gli eventi che hanno scosso il Medio Oriente hanno per scopo proteggere Israele dalle gravi conseguenze della sconfitta del progetto statunitense in Iraq. E tutto ciò l’alleanza occidentale, guidata dagli Stati Uniti, lo compie come parte della “primavera araba”, rientra in questa categoria.
L’accordo raggiunto tra gli Stati Uniti e i Fratelli Musulmani al Cairo, è stato presentato dalla Assistente per gli Affari del Vicino Oriente della Segretaria di Stato USA, Jeffrey Feltman, che ha solo confermato ciò che gli osservatori avevano già intuito analizzando le dichiarazioni dei leader del movimento islamista in molti paesi arabi e musulmani.
Si sono aggiunte, di seguito, nel medesimo contesto, le affermazioni del presidente del Consiglio nazionale siriano di Istanbul, Burhan Ghalioun, che ha gettato la maschera, sostenendo che l’opposizione avrebbe cercato, se fosse andata al potere, di spezzare legami con l’Iran e i movimenti della resistenza libanese e palestinese. Ghalioun ha rifiutato la lotta armata per liberare il Golan occupato, che dovrebbe essere ottenuto, ha detto, attraverso il negoziato.
Ma ancora più importante: i leader dei Fratelli musulmani siriani hanno rivelato le loro vere intenzioni, dicendo che, se prendessero il potere, invierebbero l’esercito siriano in Libano per combattere Hezbollah. Vale a dire, che partirebbero volontari per la missione che Israele non era riuscita a realizzare nel 2006, nonostante il sostegno di trenta paesi arabi e occidentali.
Queste posizioni dei movimenti e degli individui che affermano di rappresentare la “legittimità popolare” si inseriscono perfettamente nel contesto delle politiche degli Stati Uniti, il cui scopo primario è proteggere lo Stato ebraico.
E non è un caso. Ciò conferma ciò che abbiamo scritto su questo bollettino da più di sette mesi. Inoltre, i centri di ricerca occidentali sono più propensi a denunciarlo, e l’ex ministro degli esteri francese, Hubert Védrine, ha chiaramente detto, in una conferenza a Beirut la scorsa settimana: “Gli Stati Uniti sostengono la Fratellanza Musulmana“.
Questo spiega in gran parte, la sfiducia del patriarca maronita mons. Bishara Rai contro la “primavera araba”, che rischia di provocare, ha detto, una frammentazione del Medio Oriente in entità religiose, servendo gli interessi di Israele, e ponendo una seria minaccia alla presenza dei cristiani e delle altre minoranze religiose in questa regione.
L’assegno in bianco per l’arrivo degli islamisti al potere in Tunisia, Libia e ora in Egitto, dovrebbe convincere, chi ha ancora dubbi, le reali intenzioni dell’occidente, guidato dagli Stati Uniti.
Il tentativo di distruggere lo stato nazionale siriano e di dividere il paese, è uno dei pezzi principali di questo puzzle che l’Occidente sta cercando di raccogliere. È per questo che ignora i crimini commessi in Siria da parte dei gruppi estremisti armati, cui ora aggiunge l’etichetta di “disertori”, meno ripugnante agli occhi dell’opinione pubblica occidentale che non salafiti o estremisti musulmani.
Dominata dagli Stati Uniti, ignara delle conseguenze che può subire, Europa, srotola il tappeto rosso al movimento islamista, poco considerato come un serio pericolo.
La tendenza in Siria: il potere in sè, l’opposizione nella confusione
Lo sviluppo degli eventi in Siria non può essere separato dal contesto regionale e internazionale. L’autorità ha accettato di firmare il protocollo elaborato dalla Lega Araba per l’invio di osservatori, in piena collaborazione con la Russia. Inoltre, fonti diplomatiche russe in Libano dicono che la Russia non abbandona il regime siriano, e questo supporto è una questione strategica per Mosca. Queste assicurazioni sono contrarie alle previsioni dei responsabili della coalizione pro-occidentale del 14 marzo.
Di fronte al supporto russo alla Siria, diventa difficile rovesciare il regime militare, nonostante i preparativi a questo scopo in Turchia, Libano e, in misura minore, Giordania. Per contro, la pressione sulla Siria continuerà, in particolare mentre ci avviciniamo alla fine del ritiro USA dall’Iraq. Gli statunitensi vogliono creare problemi, per distogliere l’attenzione pubblica da questo ritiro e dall’atmosfera di sconfitta che la circonda. Inoltre, i moti in Siria sono destinati a sostituire l’attacco militare contro l’Iran, che sta diventando sempre più difficile in questo clima di crisi e con i problemi finanziari che agitano l’Europa e gli Stati Uniti.
La situazione in Siria dovrebbe rimanere instabile, anche se il regime ha finalmente deciso di firmare il protocollo della Lega Araba, senza dubbio troveranno altri angoli per mantenere la pressione. Tuttavia, le sanzioni della Lega araba avrebbero rafforzato il sentimento patriottico tra i siriani, un popolo con un grande orgoglio nazionale. Inoltre, i Fratelli Musulmani sono stati praticamente debellati nel paese negli anni ’80, e non hanno avuto il tempo di acquisire una larga base popolare e sono costretti a portare armi e a commettere veri e propri massacri, per marcare la loro presenza.
In parallelo, le dichiarazioni del capo del Consiglio nazionale siriano a Istanbul, Bourhan Ghalioun, contro l’Iran, Hezbollah e Hamas, hanno scosso gran parte della popolazione siriana. Voci su un incontro che avrebbe tenuto in ottobre a Washington, tra funzionari dell’amministrazione degli Stati Uniti, un rappresentante del CNS e un funzionario israeliano, hanno iniziato a circolare. Secondo queste voci, il rappresentante del CNS avrebbe chiesto aiuto finanziario, riconoscimento diplomatico dalla comunità internazionale e l’intervento militare contro il suo paese.
Sul campo, le violenze continuano, e le dimostrazioni contro e in favore del regime. Ma esso è riuscito a mettere in imbarazzo la Lega Araba, esprimendo la sua disponibilità a firmare il protocollo per l’invio di osservatori. Il processo dovrebbe richiedere alcuni giorni o settimane, mentre gli sviluppi in tutta la regione rimangono più o meno incontrollabili, e la situazione rimane instabile in Egitto, Bahrein e Yemen.
Gli Stati Uniti avevano tranquillamente cercato di aprire un dialogo con l’Iran, ma la Repubblica islamica avrebbe opposto un netto rifiuto a questa richiesta. Per contro, Teheran avrebbe richiesto l’apertura di un dialogo con l’Arabia Saudita, che pure ha respinto il suggerimento. Questo significa che per il momento, i canali dei negoziati sono bloccati a livello regionale e internazionale.
La situazione interna in Siria è solida, mentre il piano per crea una zona cuscinetto al confine con la Turchia, è in difficoltà. Per non parlare del fatto che la Russia ha, a sua volta, esercitato pressioni sulla Turchia, che ha anch’essa un tessuto sociale fragile. Il primo ministro turco Recep Erdogan Tayyeb ha alzato i toni verso la Siria, mentre cerca di nascondere la sua incapacità di agire sul terreno.
Le dichiarazioni di Hassan Sayyed Nasrallah, segretario generale di Hezbollah
“Questo è un messaggio a tutti coloro che cospirano contro la Resistenza e puntano su un cambiamento. Non rinunceremo mai alle nostre armi. Giorno dopo giorno, la resistenza recluta sempre più combattenti, addestra al meglio i combattenti e si arma sempre più pesantemente.
Gli Stati Uniti cercano di distruggere la Siria per compensare la loro sconfitta in Iraq. Gli Stati Uniti hanno cercato di spacciarsi come i difensori dei diritti umani e della democrazia nel mondo arabo. Questi ipocriti sono noti per avere sostenuto tutte le dittature che hanno rinnegato, subito dopo la loro caduta. Ciò è il segno di Satana.
L’opposizione siriana è sottomessa agli Stati Uniti e ad Israele. Fin dall’inizio, abbiamo detto chiaramente che siamo con il regime siriano, un regime di resistenza contro Israele. Vuole distruggere la Siria. Il cosiddetto Consiglio Nazionale siriano, formato a Istanbul, e il suo leader Burhan Ghalioun, cercano di presentare le loro credenziali a Stati Uniti e Israele. Le parole di alcuni, secondo cui le armi della resistenza sono fonte di caos, confusione o altri problemi di sicurezza in Libano, sono un inganno. Avete mai visto un problema di sicurezza in Libano o una guerra civile, durante la quale vengono sparato missili Zelzal, Khaibar o Raad. Le armi leggere sono presenti nelle mani di tutti i libanesi. Se vogliamo che ci sia sicurezza al suo interno, dobbiamo considerare il problema di queste armi.”
Estratti da un’intervista a Jeffrey Feltman, Assistente del Segretario di Stato USA per il Medio Oriente su un quotidiano vicino al 14 Marzo, al-Jumhuria, dell’8 dicembre:
“Il modo migliore per evitare la guerra civile in Siria, sono le dimissioni di Bashar al-Assad ora. È necessario anche che la mafia sicuritaria che lo circonda smetta di uccidere la gente. Sappiamo che il futuro della Siria deve basarsi sullo stato di diritto e la democrazia. Sono sicuro che i libanesi approvano le decisioni della Lega Araba, dell’Unione europea e degli Stati Uniti. per discutere e trovare il modo pacifico di porre fine alla barbarie in Siria.
Vogliamo ricorrere al Consiglio di Sicurezza se l’iniziativa araba non avesse successo. Se Bashar al-Assad non è responsabile per le violenze, come egli sostiene, perché lui ed il suo entourage non permettono agli osservatori di giungere nel paese a scoprire chi sia la parte responsabile?
Prima si dimette Assad, meglio sarà la situazione. Il presidente Obama ha ricordato, il 18 agosto, che è tempo per Assad di andare via e che di assistere alla transizione pacifica e democratica del potere.
L’esercito siriano, a cui è stato chiesto di lasciare il territorio del Libano, è ora il territorio siriano. Il ritorno dell’ambasciatore Ford a Damasco non è un dono a Bashar al-Assad. Questo è un modo per mostrare il nostro sostegno al popolo siriano e di ottenere informazioni più precise sulla situazione in Siria.
Quello che sta accadendo in Siria non dovrebbe estendersi al Libano. Funzionari libanesi hanno detto che il loro principale obiettivo è quello di proteggere il Libano dagli eventi in Siria. È compito del capo del governo e dei funzionari libanesi trovare il modo perfetto per proteggere il Libano. Nello stesso tempo, crediamo che il Libano dovrebbe anche aiutare a trovare i mezzi necessari per fermare le violenze (…)
Noi non trattiamo con Hezbollah, un’organizzazione che non segue le regole democratiche anche se ha una grande base popolare. Quando queste regole le vanno bene, Hezbollah le sostiene, ma nel caso contrario, ricorre all’uso della forza e delle armi per imporre la propria volontà. La decisione del Primo Ministro libanese Mikati di dare un contributo al bilancio della STL non è stata presa dagli Stati Uniti o da un altro paese, ma dal Libano. Accogliamo con favore la decisione che proverà alla comunità internazionale, che il Libano rispetta i suoi impegni internazionali.”
Pierre Khalaf: Ricercatore presso il Centro per gli studi strategici arabi e internazionali di Beirut.
http://www.mondialisation.ca/PrintArticle.php?articleId=28171
[Traduzione di Alessandro Lattanzio http://aurorasito.wordpress.com]
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