Un presenzialista dei funerali che partecipa
alle esequie di sconosciuti ricavandone impressioni e suggestioni che
poi annota metodicamente nel suo "curriculum mortis". Una donna - Maria
Addolorata - a capo di una blasonata agenzia di pompe funebri, il cui
motto è: "A ogni cerimonia il proprio stile". Un parco dei divertimenti
molto particolare - FuneraLand - che promette di far morire dal
divertimento. La redazione di una rivista "Glamourt" - alle prese con il
numero speciale, il tredici. Una "dama di condoglianze", perché quando
una persona muore chi rimane è più solo. Collezionisti di rarissimi
carri funebri. Tumulatori di piccoli animali domestici e necrofori di
fiori d'appartamento. Otto racconti che iniziano quando tutto finisce.
Otto racconti che giocano con la morte e con le sue innumerevoli
declinazioni - qualche volta drammatiche, spesso assurde, sempre
umanissime. Benedetta Palmieri affronta uno degli ultimi tabù con ironia
partenopea e scaramantico disincanto, perché dietro la paura della
morte c'è un mondo da raccontare.
Mi viene un po' da ridere a scrivere questa recensione. Perché il libro me l'ha prestato una mia carissima amica, con la quale ho l'abitudine di scambiare romanzi che non ci piacciono. Solitamente funziona così: le dico che mi è piaciuto un sacco un libro, glielo presto e lei me lo smonta. E ovviamente vale anche il contrario: "leggi questo che è bello!"... lo leggo e, ovviamente, non lo apprezzo. Certo, non succede sempre sempre, su alcuni capolavori indiscussi, così come su alcune cose assolutamente illeggibili, ci troviamo d'accordo. Ma buona parte delle volte, se un libro a me è piaciuto a lei non piace e viceversa.
Eppure continuiamo a volerci bene lo stesso e, soprattutto, a scambiarceli lo stesso sperando che questa sia finalmente la volta buona. Solo che "I Funeracconti" non è la volta buona. Me lo ha passato dicendomi "leggilo, è carino!" e ovviamente a me non è piaciuto.
La Palmieri raccoglie in questo libro alcuni racconti di carattere "funerario", intervallati dai pensieri di un uomo che ha appena perso la moglie. Lo scopo credo sia quello di parlare di un argomento di cui non si parla volentieri, di esorcizzare tramite racconti la paura della morte e di quello che rappresenta. E per carità, io sono la prima a pensare che anche in momenti come quello della perdita di una persona cara, sia fondamentale riuscire a sdrammatizzare in qualche modo e cercare di ricominciare.
Però nessuno di questi racconti è riuscito a colpirmi, nè a farmi sorridere più di tanto (forse un pochino "Glamourt", forse), anzi. Alcuni li ho trovati angoscianti ("FuneraLand", che forse vuole essere una critica al teatrino della morte che troppo spesso si fa per morti famose), altri insensati ("Guadagno Percetti" necroforo di fiori), altri ancora solo tristi ("Dama di Condoglianza" o "Testamento")
Ma può anche darsi che il problema sia mio, che non sia riuscita a capire tanto bene quale fosse il vero intento dell'autrice: farci sorridere? farci riflettere? Cercare semplicemente di fare scalpore parlando di funerali e morte (cosa effettivamente insolita per una napoletana, regione famosa per la sua scaramanzia)? Non lo so, non sono riuscita a leggerlo in nessuna di queste chiavi. L'unica parte che ho davvero apprezzato sono stati gli intermezzi dell'uomo che affronta la perdita della moglie, del tempo che gli ci è voluto per accettare la cosa e per ricominciare, per quanto possibile a vivere.
La Palmieri comunque scrive bene, è scorrevole e i racconti si leggono veloci. Però buh, non mi ha colpito e non mi ha lasciato nulla.
Ma ci riproveremo!
Per acquistare (lo stesso, anche se a me non è piaciuto) : I funeracconti (I narratori)