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I furbetti del cartellino: vogatori e assenteisti in mutande

Creato il 25 ottobre 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

assenteistiQualche giorno fa è stato scoperto che alcuni dipendenti del comune di Sanremo timbravano il cartellino e poi se la spassavano alla grande, in altri luoghi, durante i loro orari di lavoro. Forse a lavoro si annoiavano e non avevano nulla da fare per cui hanno pensato bene di passare il proprio tempo in altro modo. Come dargli torto? Anzi facciamoci pure due risate leggendo la versione, ironica e colorita, che ne ha dato dagospia che, tra gli impiegati fancazzisti del comune di Sanremo, ci presenta Sandro il canottiere e Alberto in “canottiera” il primo, Sandro, che ha la passione del remo e “tra una panchina da sostituire e un lampione da scegliere, per 81 volte si è allontanato alla chetichella per farsi una bella vogata con gli amici, vantandosi pure sui social. Le immagini dei finanzieri lo immortalano al remo insieme ad un compagno di acque, un "due senza" senza vergogna”. E il secondo “quello che timbrava in biancheria intima, oppure mandava la moglie in vestaglia o la figlia minorenne, quella che le immagini degli investigatori hanno colto, poverina, in evidente difficoltà con la strisciata”.

Michele Serra, nella sua amaca su Repubblica del 23 ottobre parla di insipienza etica e pensa che in fondo i furbetti del comune di Sanremo siano persone normali con normali vite e normali famiglie, probabilmente incapaci di valutare la gravità della frode commessa, magari convinti che si trattasse, al massimo, di una leggerezza.

La verità è che questa gente esiste da un pezzo, la novità è, piuttosto, che adesso riusciamo a indignarci perché la realtà attuale è ben diversa. I posti pubblici non sono più quelli da vacche grasse di un tempo. Loro, quelli dei tempi da vacche grasse, stanno molto meglio di noi, quelli dei tempi della flexsecurity. Che poi la flexsecurity, lo spostarsi da un comune all’altro, da una regione all’altra, da uno stato all’altro, ci può pure stare bene e ci sta pure che ci adattiamo purché loro, che sanno meno di noi, che guadagnano forse più di noi, che possono chiedere un mutuo e comprarsi la macchina a rate, vengano mandati a calci nel sedere se non rispettano le regole del lavoro. Purché loro, se si decide di tagliare e ottimizzare la spesa pubblica non si indignino se devono spostare il loro comodo sederino da una città all’altra perché siccome non possono essere licenziati li dobbiamo per forza piazzare da qualche altra parte.

Eppure questi simpatici signori potrebbero essere licenziati. Il Testo unico del pubblico impiego prevede, infatti, che “la falsa attestazione della presenza in servizio, mediante l'alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente” sia fattispecie per il licenziamento disciplinare. Così come anche l’ingiustificato rifiuto del trasferimento disposto dall'amministrazione per motivate esigenze di servizio”. A partire dal decreto legislativo 150 del 2009, è inoltre possibile avviare il procedimento disciplinare senza attendere quello penale. Ma quanti dipendenti statali conosciamo che sono stati licenziati per questo motivo? Molto pochi …o forse nessuno? E non certo perché non ci siano casi di questo tipo, ma perché, nella migliore delle ipotesi, bisogna aspettare l’intervento della fiamme gialle, come è successo a Sanremo.

Alessia Gervasi


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