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I furbetti dello Stato

Creato il 28 gennaio 2014 da Dino Licci

               


Come ci si libera dal sistema mafioso se la politica applica lo stesso modello nella gestione del suo potere? Quale “libertà” esiste in uno Stato dove si va avanti attraverso “favori” ricevuti dai potenti di turno? Cosa ha da spartire il federalismo leghista con quello ipotizzato da Cattaneo che si basava su idee illuministiche dove Scienza e Giustizia avrebbero dovuto guidare il progresso della società? Quale “giustizia” alberga in una democrazia i cui parlamentari vengono imposti dai partiti? Dove è finita la meritocrazia ipotizzata dal liberalismo di Locke ? Mafia e politica: due facce della stessa medaglia se non ci si libera dai “posti di favore” di cui abbonda l’apparato burocratico nazionale. La nascita delle regioni l’ha appesantito enormemente perché non si è provveduto contemporaneamente a sopprimere le province, vero serbatoio di politici trombati e legati a doppio filo al partito di appartenenza. Le tanto esaltate“manovre” che ci dovrebbero salvare dal baratro, punisce i soliti noti con una spolveratina sugli incredibili privilegi di una casta vergognosamente sdraiata sulle comodità e sul lassismo. I sindacati promuovono campagne in favore di operai e lavoratori che già dispongono di un paracadute, ignorando la caduta libera di una pletora di disoccupati che non riguarda solo i giovani, ma anche anziani che sono stati forzatamente allontanati dal mondo del lavoro. Si puniscono le piccole imprese, vera, unica fucina da cui lo Stato attinge per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e s’ignora il fenomeno dell’evasione fiscale, che continuerà a proliferare se non si mette il cittadino in condizione di ricevere un premio, non una punizione dalla richiesta di una regolare fattura da parte di professionisti, artigiani e quant’altri si arricchiscono col trucchetto legato alla formula: “ti faccio la fattura ma devo gravarti l’importo del costo dell’ “IVA”. Il governo va avanti per inerzia e la sinistra da anni, ormai decenni, invece di proporre formule risolutive di una catastrofe nazionale, ha  continuato a ripetere, come una campana stonata, che il governo doveva  andare a casa. Ora la sinistra è al potere, almeno in parte. Ma che sta cambiando? Una sinistra pasticciona e pronta a qualsiasi compromesso pur di guadagnare la poltrona! Quando ci sveglieremo dal torpore che ci fa accettare il folklore di una lega che auspica il decentramento dei ministeri fra insulti alla Nazione, alla bandiera, al sentimento patriottico indispensabile per la crescita di un comunità? La politica è allo sbando e gli stessi giornalisti, occupati a riempire le pagine di scandali, richieste d’arresto, mazzette, connivenze, bustarelle, tangenti e collusioni varie, sembrano voler ignorare il pericolo di una popolazione finora silente, ma che esploderà con un enorme boato, se non si pone fine a quest’andazzo di misere astuzie di una classe dirigente che ha perduto di vista il fine ultimo del suo mandato elettorale.

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