Negozi e supermercati, occhio alle "mani leste" e ai "dipendenti senza morale": il primo a pagarne le conseguenze è il cittadino onesto!!! Rubare nei negozi, nei grandi magazzini e nei supermercati è un danno su scala globale, che tocca tutti i Paesi e i nuclei familiari. Il vizietto dei ladruncoli siamo
sempre noi a pagarlo, i cittadini, consumatori, acquirenti onesti di negozi e supermarket!!! Alle famiglie italiane, nello specifico, i furti nei punti vendita
costano circa 175 euro in più all'anno sotto forma di rincari quando si va alle casse per pagare. Nel 2011 sono stati bruciati, globalmente, 119 miliardi di dollari, pari a 88,878 miliardi di euro, equivalenti all'1,45% delle vendite. I motivi non sono nobili: taccheggio, errori amministrativi, frodi perpetrate dagli stessi dipendenti. Una cifra più alta del 6,6% se paragonata ai dati dell'anno precedente e la più alta mai registrata dal 2007 a oggi, anno di partenza del sondaggio. La rilevazione, che copre un periodo compreso tra il luglio 2010 e giugno 2011, riguarda 43 Paesi e regioni in tutto il mondo, tra cui Usa, Cina, India, Europa, Russia, Giappone e Australia ed esamina 1.187 dei più grandi retailer, oltre 250.000 punti di vendita, con un fatturato combinato di 715 miliardi di euro.
Che siano clienti o dipendenti a frodare, il risultato non cambia. Il furto a opera di esterni è cresciuto del 13,4%, raffigura il 43,2% del totale ed è costato ai rivenditori 37,367 miliardi di euro.
I dipendenti disonesti hanno barato per una cifra, pari al 35% delle perdite,
che si assesta sui 31,080 miliardi di euro. Se tutto il mondo è paese, c'è comunque da sottolineare che
negli Stati Uniti e in Sud America il furto da parte dei dipendenti ha superato il taccheggio, che resta un vizio europeo e asiatico. I dipendenti hanno rubato in una proporzione otto volte superiore degli avventori abituali.
L'ammontare medio trafugato dai dipendenti in Europa è risultato oltre quattordici volte superiore al valore medio dei beni sottratti dai taccheggiatori. Come ha rilevato il professore Joshua Bamfield, direttore del Centre for Retail Research e autore della ricerca, il problema ha comportato un aumento medio, nei 43 Paesi esaminati, di 200 dollari sui bilanci delle famiglie, rispetto ai 186 dello scorso anno. Negli Stati Uniti, siamo sui 435 dollari, in Europa 150 euro. Eppure nel 2011 i rivenditori, attraverso un implemento della sicurezza e dei meccanismi di auditing, hanno aumentato la loro spesa per la prevenzione delle perdite e la sicurezza del 5,6% rispetto al 2010. In controtendenza è il dato europeo con un calo del 6,25% della spesa sulla prevenzione del rischio. Le riduzioni sul margine di profitto si attestano in tutti i settori merceologici. Nel 2011, alcuni dei più alti tassi medi hanno toccato l'abbigliamento, (1,87%), seguiti da cosmetici, profumi e farmacia (1,79%). Perfino il formaggio, con il 3,09% è tra i beni preferiti da chi ruba nei negozi.
E in Italia? Le cifre parlano di 3,5 miliardi di euro, con una media, in aumento rispetto al 2010, del 7% delle differenze inventariali.
I "clienti" hanno responsabilità del 52,7% del taccheggio, con una media più alta di quella del resto del mondo. Anche
i cattivi dipendenti hanno ben figurato, migliorando, in peggio, le prestazioni a danno della loro stessa azienda, passando dal 25% del 2010 al 25,9% di quest'anno. Anche nel nostro Paese, il furto ha le sue dinamiche: accessori firmati, prodotti hi-tech, profumi. Beni di lusso, che è facile rivendere sul mercato nero. Come nel resto del mondo, a pagare sono le famiglie, i ceti medi e non, che vedono
una maggiorazione della spesa pari a 175,31 euro, circa 12 euro in più rispetto al 2010.