Nonostante l’annuncio altisonante di Letta dell’imminenza di una rivoluzione generazionale, resa possibile dal nuovo asse con Renzi, il governo da lui presieduto ha chiuso l’anno con l’ennesimo pasticcio e relativa brutta figura. Il decreto Salva-Roma, nato per cercare le coperture per il buco di bilancio di oltre 850 milioni del comune capitolino, è stato gonfiato a tal punto di emendamenti, totalmente alieni alla natura del decreto, da costringere Napolitano ad intervenire ed ordinare il dietrofront. Come se non bastasse, il governo si è trovato tra le mani la patata bollente di una norma voluta dai grillini, di per sé poco influente e dal forte sapore anticasta, che vorrebbe limitare il preavviso sul recesso degli affitti d’oro a soli 30 giorni. Norma che non cambierebbe di molto la situazione, dato che il problema non è tanto il periodo di preavviso, quanto la stipula allegra dei contratti, ma comunque spendibile molto bene in senso mediatico per cavalcare l’onda del malcontento. Mentre parla di palle d’acciaio, di aver già ordinato il panettone del 2014 e di tenersi pronti all’epocale rivoluzione generazionale per il prossimo anno, Enrico Letta continua a mettere la faccia su una sequenza di pasticci di cui si è perso il conto.
Renzi, dal canto suo, non sbaglia un colpo. Dopo l’avvio del tour solidale a Lampedusa, mostra il profilo basso e si dice pronto alla nuova candidatura come sindaco di Firenze. Intanto, apre un imprevedibile dialogo con il segretario della Fiom Landini; imprevedibile, se si pensa che solo un anno fa ai lati aveva due rapaci dell’economia come Ichino e Zingales. Pare che il neo-segretario del Pd abbia imboccato una svolta, non solo per essersi avvicinato alla base del suo partito, ma soprattutto per aver abbandonato i panni dell’uomo dei miracoli per indossare quelli del coordinatore. Ecco: se Renzi si comporterà da coordinatore, non si farà prendere la mano dalla smania di protagonismo, entro breve si divorerà Letta, tra gli appalusi del suo partito e gli osanna del suo elettorato. La parte del pungolatore non potrà essere recitata a lungo, anche perchè il governo Letta offre quotidianamente motivi per essere bacchettato. A lungo andare, una situazione del genere logorrerebbe non solo un governo, per altro nato già logoro, ma anche l’elettorato in attesa di una svolta efficace e lo stesso Renzi che vedrebbe ridursi pericolosamente le aspettative di cambiamento riposte in lui. Mettendo a frutto le sue indubbie capacità organizzative, con il coinvolgimento di parti sociali e società civile finora poco ascoltate, Renzi potrebbe veramente rappresentare una novità positiva per il nuovo anno. Non c’è da aspettarsi la rivoluzione generazionale annunciata da Letta, ma quantomeno l’uscita dal pantano in cui è sprofondata l’Italia. Per il buon Enrico, al massimo, ci potrebbe essere un posto alla Farnesina.