Magazine Scienze
di Antonio Bruno*
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Algimiro Borgia mi spiega come ha gestito l’oliveto tradizionale nel rispetto della monumentalità delle piante, e dalle sue parole tutti possiamo apprendere come, attraverso interventi conservativi del suolo e della biodiversità, si può costituire un rapporto armonico tra l’uomo e la natura e stimolare lo sviluppo sostenibile del Salento leccese.
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La squadra di Algimiro
L’olivo del Salento leccese dava molto da fare a chi come Algimiro Borgia aveva la sua passione in questo albero. Algimiro con il passare del tempo aveva costituito una squadra di 15 – 20 persone che provvedevano ad occuparsi degli oliveti da febbraio sino ad aprile al massimo maggio. Racconta che ogni uomo della sua squadra riusciva a fare la rimonda e la slupatura a due alberi al giorno. E dai, non fare quella faccia, ho capito, ti ho già scritto cos’è la rimonda e adesso vuoi sapere cos’è la slupatura, e va bene, te lo scrivo!
La slupatura degli alberi di olivo
La lupa o Carie è provocata da alcuni funghi che penetrano nel tronco. Il legno colpito dalla lupa mostra esternamente una colorazione più scura del normale e sollevando la corteccia è inconfondibile il colore bruno dei tessuti necrotizzati . Con la pratica della slupatura togliamo le parti di legno che presentano carie o legno degradato. In pratica la slupatura consiste nell'asportazione con l'acetta e lo scalpello del legno spugnoso nei vecchi olivi. Il legno sano messo a nudo và ripulito, levigato, disinfettato e protetto con sostanze conservatrici e cicatrizzanti come i composti rameici oppure si può cicatrizzare con il fuoco.
Algimiro mi dice che in 5 ore una persona provvedeva alla rimonda e alla slupatura di due alberi di olivo, che significa che per fare la rimonda e la slupatura di un ettaro di foresta degli ulivi la sua squadra di 20 persone impiegava 2 giornate di lavoro di 5 ore!
I giorni che vanno da febbraio e maggio sono 120 giorni e quindi la squadra di 20 persone di Algimiro ogni anno provvedeva a fare la rimonda e la slupatura a 60 ettari di oliveto. E come più volte ho scritto nel Salento leccese ci sono 85mila ettari di oliveto!
Tanto lavoro,ogni anno, nell’oliveto, uomini come Algimiro sulle scale sono degli equilibristi, che guardano su e vedono solo la profondità del cielo.
La raccolta delle olive
Eccole le donne, le belle donne mediterranee del sud, in ginocchio davanti a Sua maestà l’olivo, stanno raccogliendo le olive una ad una. C’erano anche i ragazzi insieme alle donne, in una festa, quella della raccolta del prodotto.
Le donne dove mettevano le olive? Alcune donne come ad esempio quelle di Casarano del Salento leccese, le riponevano nei panieri di giunco, quelle di Alessano del Salento leccese invece le mettevano in una tasca del loro grembiule, “la mantera”. Dai panieri o dalla mantera le olive poi andavano a finire nei sacchi. Algimiro mi racconta che ad Ugento nell’azienda Colosso i sacchi andavano sugli asinelli. Mettevano i sacchi sull’asino che li trasportava sino all’ingresso della proprietà.
La sera passava il carretto (trainu) che ritirava i sacchi e li trasportava sino al frantoio.
L’olio d’oliva di qualità
Ma quale qualità? L’olio che si otteneva dalle olive del Salento leccese era tutto olio lampante! Algimiro mi racconta che durante la sua attività rarissime volte a assistito alla raccolta di olive dall’albero. Mi dice che solo chi aveva personale tutto l’anno provvedeva ad effettuare una raccolta dall’albero ad ottobre massimo ai primi di novembre. Il nobiluomo De Donatis che aveva origini toscane sceglieva gli alberi che stavano al confine con le strade o con i muri sotto la chioma, e affinché il prodotto non andasse perduto, dava disposizioni ai suoi operai fissi di effettuare la raccolta dall’albero a fine ottobre. Da quelle olive raccolte dall’albero si faceva l’olio d’oliva che poi sarebbe stato consumato durante l’anno.
Le antiche unità di misura del Salento leccese
L’unità di misure delle olive era il tomolo (in dialetto leccese “lu tummenu”) che equivale a 33,30 chili di olive. Per convenzione 3 tomoli di olive venivano arrotondati a 1 quintale. Ancora oggi si parla della vascata, soprattutto per la molitura nei frantoi, ebbene una vascata equivale a 5 tomoli che equivalgono a 166,5 chili di olive cioè un quintale e 66,5 chili di olive.
Devi raccogliere 300mila olive per spremere un quintale d’olio
Algimiro mi dice che sia l’oliva di varietà cellina che quella di varietà ogliarola hanno lo stesso peso che in una stagione “normale” è di circa 2 grammi per ogni oliva.
Per raggiungere la quantità di un tomolo di olive di varietà ogliarola o cellina bisogna raccogliere 17mila olive. Per raggiungere la quantità di un quintale bisogna raccoglierne circa 50mila.
Ogni oliva contiene 350 milligrammi di olio e quindi un tomolo di olive da circa 6 chili di olio e un quintale di olio si ottiene dalla molitura di 300mila olive.
La quantità di olive ad albero
Algimiro mi parla degli alberi, di quelli normali che producono circa 3 tomoli di olive ovvero un quintale ad albero, ma aggiunge che con il sistema di potatura antico da un albero di olivo si raccoglievano 10 tomoli di olive ovvero più di 3 quintali e si poteva arrivare alla quantità di 15 tomoli di olive ovvero ben 5 quintali ad albero! Mi racconta che ad Ugento nelle proprietà di Colosso Luigi e Massimo ha visto con i suoi occhi un appezzamento di mille piante che nella quasi totalità avevano 10 tomoli di olive ad albero stiamo parlando di 3mila quintali di olive!
Il numero di alberi di olivo per ettaro
Algimiro mi dice che a Scorrano del Salento leccese, nei terreni del Duca Guarini, gli olivi venivano piantati alla distanza di 15 metri per 15 metri, ogni ettaro di oliveto aveva 50 – 60 piante ma nella maggior parte dei casi gli olivi erano piantati alla distanza di 10 metri per 10 metri raggiungendo le 90 piante per ettaro.
L’età degli alberi di olivo
Molte volte mi avete scritto per sapere l’età del vostro olivo oppure di uno splendido esemplare che vi è capitato di incontrare nelle vostre passeggiate. Algimiro mi ricorda i concetti scientifici sulla crescita degli alberi e li traduce in un modo pratico e snello per conoscere subito l’età di un olivo.
L’olivo cresce di circa ½ centimetro all’anno, dipende dalla ricchezza del suolo, ma questo è il dato medio più probabile, in pratica in terreni di prima classe cresce un po’ di più mentre nei terreni più poveri cresce un po’ di meno.
Per conoscere l’età del tuo olivo devi misurare la distanza dal centro dell’albero d’olivo sino alla circonferenza esterna, se questa misura è ad esempio 100 centimetri, devi moltiplicare per 2 e otterrai l’età del tuo albero di olivo, come puoi riscontrare in questo caso l’olivo avrà l’età di 200 anni!
Grazie alla sapienza di Algimiro Borgia adesso potete andare in giro a conoscere l’età degli olivi che incontrerete e a immaginare il clima, i profumi e le tradizioni di 200, 300 o 400 anni addietro. Bella suggestione vero?
*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master’s Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).
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